Ricordo che Sesto San Giovanni è Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza al nazi/fascismo. Mario Piromallo
Nordmilanotizie.it ringrazia Patrizia M. per aver tradotto l’articolo del New York Times
Come potrebbe essere la vita in Italia sotto la destra? Questi immigrati già lo sanno!
Sesto San Giovanni, Italia. Per 70 anni Sesto San Giovanni, nei dintorni di Milano, è stata un bastione della sinistra, così come ha attirato migliaia di immigrati dal Sud più povero dell’Italia per lavorare nelle sue industrie.
Ma molto è cambiato recentemente. Le fabbriche sono state chiuse. Gli immigrati più recenti non sono arrivati dal Sud Italia, ma da altre nazioni. E il centro-destra ha interrotto la lunga scia dei mai cambiati governi della sinistra e ha vinto le elezioni comunali lo scorso Giugno. Oggi se c’è un luogo in Italia dove le crisi economica e dei migranti collidono nel paese, questo è Sesto San Giovanni. E se c’è un luogo in cui prendere la misura della strisciante influenza della destra anti-immigrati nella politica e nella società, è ancora Sesto.
A livello nazionale, dalle inconcludenti elezioni dello scorso mese, i leaders politici hanno combattuto per formare un governo, ma rimane una buona probabilità che il movimento cinque stelle, con il sottile messaggio di “prima agli italiani”, e l’ala destra della Lega anti-immigrazione, possano parteciparvi.
Ma per nove mesi ora i migranti residenti a Sesto- circa il 19% degli 81.000 cittadini- hanno avuto un assaggio della vita sotto le regole della destra. Il nuovo sindaco, Roberto Di Stefano, 40 anni, dice che si identifica con entrambi i partiti- Forza Italia- il partito dell’ex Primo Ministro Silvio Berlusconi- e la Lega.Egli si è vantato in un’intervista di aver espulso, quando è entrato in carica, 230 migranti privi di documenti e ha chiesto al governo centrale di inviare unità dell’esercito per pattugliare le strade.Ha preso il controllo delle case popolari della città, espulsi i migranti che pagavano per un letto da dormitori affollati e data la precedenza agli italiani.
Ha anche bloccato la costruzione di una moschea, approvata dalla precedente amministrazione.
“Stiamo dando un segnale diverso, quando si tratta di affrontare la crisi finanziaria affrontata dai sindaci in tutta Italia, dando la priorità alle esigenze degli italiani”, ha detto Di Stefano. Ecco perché la sua amministrazione ha contattato le ambasciate straniere i cui cittadini stavano usando i servizi sociali di Sesto.”Diciamo loro: signori, non spetta all’Italia o al comune occuparsi dei vostri cittadini bisognosi, quindi per favore prendetevene cura”, ha detto.
Alla domanda se una delle ambasciate avesse risposto, la sua risposta è stata brusca: “No”.
I critici di Di Stefano dicono che sono i migranti più recenti i più colpiti dai tagli ai servizi sociali, come la chiusura di due centri di assistenza diurna. Ma ancor più, anche gli immigrati di vecchia data a Sesto dicono che la vita sotto il suo governo porta sempre più il messaggio – a volte subdolo, a volte esplicito – che sono sgraditi.
Chiedete ad Andi Nganso, 31 anni, un medico nato in Camerun, che è venuto in Italia 12 anni fa per studiare economia e medicina. Una paziente in visita alla clinica dove si trovava di turno a Cantù, a circa 19 miglia al nord (di Sesto), ha rifiutato di essere curata da lui. Mi ha detto, “Non sarò mai toccata da un dottore nero’, e poi se n’è andata”.
Il dottor Nganso. ha detto: “Grazie. Ora ho 15 minuti per una tazza di caffè “, così ha postato scherzosamente sulla sua pagina face book. ” Piccoli episodi come questo inevitabilmente accadono se un certo modo di parlare, se alcune espressioni sono legittimate”, ha detto il dottor Nganso in un’intervista. “Il razzismo è qualcosa che è alimentato”. Di Stefano ha detto che poche settimane fa ha incontrato il dott. Nganso per esprimere la sua solidarietà.
Mentre il dott. Nganso ha apprezzato il gesto, ha notato che il blocco della moschea e il taglio dei servizi sociali non erano segnali confortanti. “È inutile negare che sono preoccupato”, ha detto. Ma il signor Di Stefano è stato particolarmente irremovibile nel bloccare la costruzione di una moschea, che -ha detto- sarebbe stata “una zona-ghetto” che avrebbe attirato migliaia di musulmani e rischiava di cadere al di fuori della portata della legge e della tradizione italiane.
“Se inizia con questo, domani chiederanno una squadra di calcio musulmana, una scuola musulmana, una piscina musulmana” – la direzione opposta all’integrazione, ha detto.
La battuta d’arresto non ha scoraggiato la comunità musulmana della città composta di circa 5.000 persone, che ha continuato a premere per il proprio luogo di culto ricorrendo a una serie di tribunali.
Abdullah Tchina, direttore del Centro islamico di Milano Sesto, che si è preso l’impegno di costruire la moschea, ha sottolineato che molti dei musulmani che vivono a Sesto sono qui da decenni.
“La comunità è radicata qui e merita un posto dignitoso per pregare”, ha detto.
“Siamo parte integrante della città”, ha aggiunto Asmaa Gueddouda, 31 anni, nata in Italia da genitori algerini. Quando ha compiuto 18 anni, ha ottenuto la cittadinanza italiana.
“Siamo parte della seconda generazione e ascoltare continuamente l’Islam associato all’immigrazione è offensivo. Suggerisce che siamo un corpo estraneo, anche se non ci sentiamo come un corpo estraneo “, ha detto.
La paura del fondamentalismo islamico è un ritornello populista per la destra. Durante la campagna elettorale, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato che avrebbe chiuso tutte le moschee illegali.
Moschea di Sesto – una volta costruita – avrebbe rivitalizzato una parte abbandonata della città, ha affermato Tchina.
“Ogni muro rallenta lo sviluppo di una società o di una comunità”, ha detto, notando che poco dopo l’elezione di Di Stefano, il sindaco ha rifiutato il permesso ai musulmani della città di celebrare la loro festa religiosa più rispettata, Id al-Adha , in un’arena locale, come avevano fatto per un decennio.
“Quando i rimandi aumentano, la comunità vede che viene esclusa dai propri diritti” e “è qui che iniziano i pensieri negativi”, ha affermato Tchina.
Il reverendo Leone Stefano Nuzzolese, il decano dei sacerdoti di Sesto, ha affermato che i problemi primari della città – economici e sociali – sono in realtà il risultato delle fabbriche abbandonate che costellano la città.
“Fino a quando il problema non verrà risolto, la città rimarrà bloccata”, ha detto. Alimentare la retorica populista denigrando gli immigrati è stata una distrazione che “arriva a costo zero”, perché la maggior parte dei migranti non può votare, ha detto.
Patrizia Minella, una volontaria di lunga data nella città che ora lavora con madri migranti, ha detto che Sesto è sempre stato “un importante melting pot”, inizialmente di italiani che venivano a lavorare nelle fabbriche.
“Puoi contare le famiglie che sono nate qui da più di tre generazioni, su una mano”, ha detto. “È un fenomeno storico inarrestabile”.
Molte persone di recente arrivo hanno detto di aver visto il loro futuro qui.
“Mi piace vivere qui, vivere con gli italiani”, ha detto Ibtissem Mabrouk, che si è trasferita in Italia dalla Tunisia nove anni fa e ora lavora come traduttore e interprete, soprattutto per donne arabe.
Si sente integrata a Sesto, ha detto, e vuole crescere qui i suoi due figli. “Sono araba”, ha detto. “Sono orgogliosa di questo, ma mi piace il modo in cui gli italiani educano i loro figli”.
Tentativo di traduzione di Patrizia M