LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE ANGELA TITTAFERRANTE
AssessorE Tittaferrante,
Angela,
Ti scrivo in qualità, in questo momento e se vorrai credermi, di semplice cittadino e ti scrivo, anche se non espressamente richiesto, a nome di tante e tanti cittadini che già in pochi mesi di amministrazione si sono stancati di essere presi in giro.
È stato, questo primo periodo, un periodo di continue fughe e scivoloni. Così è, di solito, chi scappa rischia di cadere.
Si è iniziato con la chiusura temporanea di PICCOLI&GRANDI con quelle imbarazzanti telefonate ai genitori che, a dire del Sindaco (perchè, sebbene tua competenza, non sei stata tu a risponderne), erano iniziativa di qualche operatore del Comune. Strano perché in realtà, come si può leggere dalla delibera di giunta, i dipendenti comunali non hanno fatto altro che dare seguito a quanto deciso da voi.
Poi si è continuato a fuggire dai genitori, arrivando a disertare un’assemblea con loro durante il Consiglio Comunale e, leggo su un’intervista a Sesto week, giustificarti parlando di una “regola” che impedisce a Sindaco e Giunta di partecipare. Ti giuro Angela, soprassedendo la mia antica esperienza da consigliere, sono andato a studiarmi Regolamento del CC e Statuto (a scanso di equivoci) e non ho trovato nulla che regoli questo impedimento. Spero tu possa smentirmi.
Ieri poi la decisione di uscire dalla Rete RE.A.DY. accompagnata dall’entrata nell’organizzazione dei Comuni “amici della famiglia” e da una nota che parla di vicinanza alle tematiche che trattano le violenze di genere. Bene.
No, anzi, male.
Partendo dal presupposto che siamo tutti “amici delle famiglie” qualunque sia l’orientamento di chi le compone, quella nota in cui si finge vicinanza a chi, in Italia e nel 2017, continua a vivere una situazione di violenta discriminazione male si sposano con le tue vecchie affermazioni in cui esprimevi che parlare di teoria gender “porterà in futuro ad una società di psicopatici”.
Il tuo malcelato disgusto verso queste persone scatena il nostro disgusto, il disgusto per questo modo di agire, quello di chi fa perchè vuole fare ma si nasconde dietro il politicamente corretto.
Avete vinto le ultime votazioni, Angela, e ora è giusto che governiate prendendo le decisioni che ritenete più giuste ma, per carità, smettete di prendere in giro in modo tanto basso e arrogante i cittadini e le cittadine.
Si inizino a chiamare le cose con il proprio nome senza necessità di nascondersi dietro la maschera di un finto buonismo che vi, e ti, calza davvero male.
È, questa, una decisione del tutto politica che è stata necessaria per tenere buona quella parte di vostro elettorato che si ostina a vedere nella teoria gender un’aberrazione, una malattia, un peccato, qualcosa da “psicopatici”.
Abbi il coraggio, Angela, di dire che hanno vinto queste persone, quelle persone contro le quali la Rete RE.A.DY ha sempre combattuto.
Oggi queste persone hanno un Comune amico mentre smettono di averlo tutte quelle persone per cui un essere umano resta un essere umano qualunque sia il suo genere, orientamento, colore della pelle, qualunque sia la sua idea politica e religione.
Si abbia il coraggio di dirlo.
Spero che a questa lettera non si risponda con querele ma con parole.
La coerenza non dovrebbe essere una virtù, dovrebbe essere un dovere.