L’ASSESSORE CHE NON C’ERA
Ieri sera una scena che dire penosa ci farebbe rivalutare in negativo la parola pena.
Dopo una battaglia brutta che le mamme e i papà stanno conducendo con tanta passione si arriva finalmente ad un incontro in campo aperto, un momento in cui, come sarebbe dovuto succedere già da mesi, si possa intendere che cosa voglia fare l’assessore Tittaferrante.
C’è solo un problema. Anzi, non c’è. Guarda di qua, guarda di là, Guarda in su, guarda in giù, la Tittaferrante non si trova.
Un incontro di confronto ma il confronto non ci può essere, al suo posto una scena penosa, appunto, in cui i capigruppo si ritrovano in balia di uno di loro, un personaggio che sta sdraiato su una sedia gridando e interrompendo come fosse un padrone di casa arrogante. I pochi veri politici dell’attuale maggioranza presenti (si potrebbe forse usare anche il singolare e femminile) hanno il volto coperto di imbarazzo. Intanto arrivano notizie dall’assessore, comodamente (ma non troppo) seduta al piano di sopra, che indice un incontro con i genitori per domani al quale i genitori rispondono picche perché, dopo due richieste di incontro andate buche, un maleducato “ci vediamo domani” risulta solo una presa in giro.
Ora, forse la precedente giunta potrebbe non essere stata infallibile e questo lo abbiamo pagato, ma per far intendere la differenza vogliamo concludere con un virgolettato di una delle mamme presenti in risposta a quel capogruppo entrato gridando che l’assessore non aveva tempo per scendere:
“In una società civile 30 secondi per dire” sono qua” lo troviamo tutti.”
Tutti tranne l’impavida assessore.
Esatto, cara concittadina, quando si hanno coraggio, coerenza e rispetto per chi si ha di fronte, 30 secondi e molto di più si trovano. Quando invece non si hanno non si trovano neppure le scale per scendere di un piano.
Michele Foggetta