di Riccardo Chiari (dal Quotidiano Il Manifesto). Solo due stagioni fa, nei giorni del 40% europeo del Pd, le elezioni comunali a Sesto Fiorentino furono una formalità. I risultati certificarono il 56,7% per il partitone tricolore, la «sinistra minoritaria» di Sesto bene comune al 18,2%, il M5S all’8,5%, e le briciole alle destre divise fra loro. In meno di ventiquattro mesi è cambiato tutto. A tal punto che, per la prima volta nella storia della città, confinante con il capoluogo e a un pugno di chilometri da Prato, si andrà al ballottaggio. Lo dicono i sondaggi, ne sono sicuri i sestesi che hanno affollato piazza Vittorio Veneto, nella notte in cui le «Mamme no inceneritore» hanno riunito almeno 500 persone per una civilissima discussione con i cinque candidati sindaci, su uno dei due argomenti principali della campagna elettorale. L’altro, manco a dirlo, è l’aeroporto intercontinentale che Matteo Renzi e Marco Carrai vorrebbero costruire nella Piana fiorentina, di cui Sesto è il comune più popoloso al pari della vicina Campi Bisenzio.
Due per lo show del ballottaggio. Uno sarà il dem Lorenzo Zambini, 38 anni, ex vicesindaco nella giunta della defenestrata Sara Biagiotti. Ma è sull’altro nome, quello dello sfidante, che si concentrano le attenzioni. Perché l’eventuale posto d’onore, al primo turno, di uno dei due candidati alla sinistra del Pd potrebbe essere il viatico ad un risultato clamoroso. Mai visto, nella Sestograd fedele alla linea Pci-Pds-Ds-Pd dal settembre del ’44, e che già nel 1899 aveva eletto sindaco il socialista Biondi.
Proprio il dna di una città ricca, dinamica e operosa, dove industria e terziario vanno a braccetto da più di un secolo, con servizi pubblici e sociali che ancora guardano alla gloriosa tradizione del Pci, orgogliosa della sua storia, potrebbe essere l’avversario più insidioso per Zambini. Che ancora sembra scontare la disastrosa eredità politica lasciatagli da Sara Biagiotti. Una fiorentina. Una del «giglio magico», organizzatrice della prima Leopolda con Simona Bonafè e Maria Elena Boschi. Una che, da sindaco, ebbe a dire: «Per troppi anni Sesto è stata chiusa verso l’esterno». Un insulto insopportabile, agli occhi di 50mila abitanti felici di essere sestesi. Cui si aggiunse, a far traboccare un vaso già pieno, l’acquiescenza dell’amministrazione al progetto dell’aeroporto intercontinentale.
Andò a finire che la renzianissima Biagiotti fu sfiduciata, nel luglio scorso, anche da ben otto consiglieri Pd. Espulsi dal partito, sette di loro sono oggi nelle liste di Lorenzo Falchi, 36 anni, di Sinistra italiana. Giovane ma già esperto, consigliere dal 2004 al 2014 e segretario di Sel dal 2010 al 2013, Falchi può contare anche sull’ex sindaco Gianni Gianassi, ufficialmente fuori della contesa ma, secondo la vox populi sestese, ascoltato consigliere dei sette ex Pd oggi con Si.
Nella figura politicamente «pesante» di Gianassi sta la chiave di lettura di una divisione a sinistra che comunque ha lasciato delusi molti. Quando era in carica, l’ex sindaco approvò la costruzione nel territorio sestese del maxi inceneritore di Case Passerini. Ma solo a patto che sulla già martoriata Piana non gravassero altre grandi opere. Di qui gli scontri con il sindaco Renzi sull’aeroporto intercontinentale. Che, per giunta, andrebbe a colpire pesantemente il Polo universitario scientifico, considerato da tutta Sesto un fiore all’occhiello.
Da qui, e anche da una antica rivalità politica che ha portato Si a porre un veto «ad personam», la frattura con Maurizio Quercioli, ricandidato sindaco per Sesto bene comune e per la lista «Insieme» con Rifondazione, la civatiana Possibile e gli ex pentastellati di Alternativa libera. Libraio 63enne, Quercioli è stato segretario locale del Pci dal 1979 al 1985, e consigliere dal 1975 al 1990. Abbandonata la politica, è tornato sui suoi passi solo nel 2014, sostenuto all’epoca anche da Sel e con due punti fermi nel programma: il doppio no all’inceneritore e all’aeroporto. «Non ho mai cambiato idea sull’inceneritore – osserva Quercioli – gli altri non possono dire altrettanto». Anche se ora, di fronte alle Mamme no inceneritore, dei cinque candidati sindaco (completano il quadro Maria Tauriello per la destra e Pietro Cavallo per il M5S) solo il Pd di Zambini ha tenuto ferma la barra della realizzazione di Case Passerini. Fra i fischi di piazza Vittorio Veneto.