Sesto: conferenza sulle Filippine

Domenica 5 febbraio, dalle ore 16:00 in poi, presso la sede di Unione Inquilini di Sesto San Giovanni (via Marx n° 495) promuoveremo la conferenza pubblica con i comunisti delle Filippine. Sarà un’ottima occasione per discutere del “che fare” di oggi per avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese e contribuire, così, allo sviluppo del movimento comunista in tutto il mondo. L’esperienza dei compagni filippini è un esempio importante da usare nella lotta al disfattismo e all’attendismo, due tendenze che si nascondono anche dietro coloro che si definiscono comunisti.

I disfattisti dicono che la rivoluzione in Italia non c’è e non ci può essere e la cercano altrove (a Cuba, in Venezuela, ecc.), vedono le lotte solo quando accadono da qualche altra parte (in Grecia, in Francia, in Portogallo,ecc.); sono dannosi, perché alle lotte generose della classe operaia e delle masse popolari cercano di togliere senso, demoralizzano, deprimono. Ci sono poi quelli, che magari dicono che la rivoluzione ci sarà, ma quando non si sa, e questi si chiamano attendisti.

I disfattisti e gli attendisti a volte si presentano come comunisti, ma non lo sono.

La prima ondata della rivoluzione proletaria ci insegna che la rivoluzione socialista si costruisce, non scoppia.

I comunisti delle Filippine costruiscono la rivoluzione socialista nel loro paese dal 1968, anno in cui venne ricostituito il Partito Comunista delle Filippine e da loro possiamo imparare, consapevoli che ogni paese ha una sua traduzione specifica della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che i comunisti devono condurre per farla finita con il sistema capitalistico e instaurare il socialismo.

Le Filippine oggi. “(…) Da quando ha assunto l’incarico, a giugno 2016, il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha tenuto fede alla sua fama di giustiziere, dando mano libera alla polizia nella «lotta al narcotraffico». L’Onu, vuole ora metterlo sotto inchiesta, ritenendolo responsabile della morte di 6.100 persone da quand’era sindaco (ha governato per oltre vent’anni l’importante città di Davao) a oggi. Lui, ha risposto promettendo di «appiccare il fuoco all’Onu» e rivendicando la sovranità del suo paese. Giorni fa aveva annunciato di voler espellere le basi militari Usa, ieri ha ordinato di «chiudere tutte le società del gioco d’azzardo online perché molte hanno sedi all’estero e non sono tassabili nel paese». Soprattutto, sembra seriamente disposto a realizzare un processo di pace con la guerriglia. I negoziati sono in corso in Norvegia” (intervistava Luis Jalandoni e Coni Ledesma mediatori del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine, tratta dal Manifesto. La trovi qui: http://ilmanifesto.info/i-filippini-alleati-).

Il 5 febbraio ne parleremo con Asterio Palima del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine (NDFP). Il NDFP è un’alleanza composta da 18 strutture come Makibaka che rappresentano donne, sindacati, artisti, scienziati, operai, scrittori e anche i filippini esuli in altri paesi. Tra le più importanti e storiche, vi sono il Partito comunista filippino (Pcf), nato nel ’68 e il New People’s Army (Npa), del ’69. L’Ndfp nasce nel ’73, al tempo della grande mobilitazione popolare contro il dittatore Marcos. E’ un’alleanza considerata illegale dai vari regimi e dunque fuorilegge, ma ben nota alle masse delle 73 province in cui è radicata e in cui porta avanti obiettivi di emancipazione dei settori popolari tradizionalmente esclusi dalle decisioni e dai diritti: soprattutto i contadini, che rappresentano il 75% della popolazione. Le decisioni vengono prese da un organo collegiale, il Consiglio nazionale, in cui sono rappresentate tutte le strutture e in cui non c’è predominio della componente militare su quella politica o viceversa. La lotta armata viene considerata uno strumento indispensabile per arrivare a un cambiamento strutturale del paese intorno a un programma definito, un momento necessario per la liberazione. Tuttavia, vi sono organizzazioni di stampo progressista e antimperialista, che sostengono la nostra lotta, ma non praticano la guerriglia e che fanno opposizione legale (anche parlamentare) ai vari regimi che hanno preceduto Duterte, per esempio l’organizzazione delle donne Gabriela.

Il movimento comunista ha molto da imparare dai compagni filippini. In particolare, ha da imparare dalla loro capacità di unire l’intervento politico con quello militare, la partecipazione alla lotta politica borghese con la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Inoltre, ha da imparare dalla grande capacità che i comunisti filippini hanno dimostrato nello sviluppo delle relazioni internazionali, estese su tutti e quattro i continenti grazie sia all’influenza delle vaste comunità immigrate dalle Filippine sia alla capacità dialettica di gestire le relazioni con organismi e stati.

Sezione di Sesto San Giovanni del Partito dei CARC