In merito al comunicato stampa dei sindacati degli inquilini, il vicesindaco e assessore alla casa Felice Cagliani ha dichiarato:
“Prendo atto della contrarietà dei sindacati degli inquilini sulla proposta di vendita di 50 alloggi comunali su 1000 di proprietà (il 5%), ma credo sia venuto il momento che tutti facciano i conti con la realtà delle cose. Non accetto, infatti, che si continui ad attaccare l’Amministrazione comunale di Sesto San Giovanni sul tema degli alloggi pubblici quando siamo il Comune che più di ogni altro ha saputo – con sempre meno risorse a disposizione – dare una risposta a tutte le crisi alloggiative che si sono seguite negli ultimi anni.
Che esista un’emergenza è sotto gli occhi di tutti e noi per primi ne siamo consapevoli e facciamo tutto quanto è nelle nostre possibilità per trovare delle risposte, ma bisogna anche avere chiaro che soldi pubblici per costruire case pubbliche non ce ne sono, ed è inutile girare attorno al problema. E’ invece necessario –come abbiamo fatto e come stiamo facendo – utilizzare tutti gli strumenti alternativi che la legge e la capacità operativa dei nostri uffici stanno mettendo in campo: dalla ricerca sul libero mercato di appartamenti da affittare al turnover più rapido possibile delle case pubbliche, dalle trattative con la Regione per portare a casa la realizzazione di 46 appartamenti in via Catania (che con la crisi di Aler sembravano ormai persi) agli accordi con le realtà territoriali per fornire garanzie a chi decide di affittare a nuclei familiari in difficoltà.
La proposta di mettere sul mercato 50 alloggi pubblici (già occupati e quindi non disponibili per le famiglie adesso in difficoltà) è stata oggetto di profonde riflessioni e non è né irresponsabile né illegittima, perché le risorse che eventualmente dovessimo riuscire a recuperare verranno reinvestite per immettere nuovi appartamenti (questi sì utilizzabili per le emergenze) nel novero delle strutture a disposizione.
Per quanto riguarda il cosiddetto “Piano casa” ripeto quello che ho già più volte dichiarato alle stesse sigle sindacali: scrivere un documento del genere può rappresentare un bell’esercizio di stile, ma non consente di programmare nulla. Per un vero Piano casa servono risorse che oggi non ci sono, a meno di un impegno massiccio di istituzioni molto più grandi di un singolo comune”.