Dichiarazione di voto al Consiglio Comunale del 30 marzo 2017 (bilancio di previsione 2017):
Il Bilancio di previsione e’ il documento politico per eccellenza. Qui si indica la rotta della nave, approdi, navigazione ed equipaggio compresi.
I concetti di utilità e partecipazione, vanno rifondati. Una partecipazione vera, significa un dialogo vero e porta a soluzioni condivise, piu’ durature e piu’ economiche ed insistiamo sul concetto di una partecipazione a 360 gradi.
L’emergenza abitativa, un vero e proprio dramma sociale. Continuano a mancare le case popolari pubbliche. I tempi sono cambiati. La crisi economica ha cambiato la proporzione tra domanda e offerta di immobili. La buona spesa pubblica, e’ quella che investe nella tutela dei beni comuni, nell’economia solidale. Non possiamo permetterci di avere case senza persone e persone senza case.
La città deve essere intesa e amministrata nella sua interezza, non dividendola in sotto aree. Un’area urbana, Sesto tutta, che includa e non escluda nessuno.
Va in questa direzione, la riqualificazione delle villette Breda, tramite l’aggiudicazione di fondi ottenuti dall’ufficio bandi, ma questo deve essere considerato un punto d’inizio.
E’ corretto parlare di investimenti e non di costi. Occorre costruire una piattaforma programmatica coraggiosa, pensando al futuro e non parlando del passato.
Oggi purtroppo, vediamo prevalere sempre piu’ spesso il limite economico sui diritti. Vediamo che curarsi non e’ alla portata di tutti, chi e’ piu’ benestante si cura meglio e piu’ velocemente di chi non lo e’. Stiamo abdicando e da fornitori di servizi stiamo diventando dei semplici controllori
Il comune non e’ un’azienda, i suoi compiti sono diversi, i suoi riferimenti sono diversi, i suoi obiettivi sono diversi.
Abbiamo bisogno della politica come strumento utile a cambiare le nostre condizioni di vita, ridurre le disuguaglianze, redistribuire le ricchezze, migliorare le condizioni di vita, conquistare dignità e felicità.
Rimuovere le diseguaglianze, aggredire la rendita e i meccanismi di accumulazione, togliere a chi ha troppo per dare a chi non ha nulla con una tassazione davvero progressiva e un welfare redistributivo, rilanciare la scuola pubblica come strumento di mobilità sociale, dare all’università le risorse necessarie per una formazione di qualita’.
Mettere le risorse economiche in competizione con i diritti, non fa parte di uno stato civile, ma il nostro deve continuare a essere un comune civile, sopperendo alle mancanze di altre istituzioni.
Perche’ i lavoratori, i pensionati perdono ogni giorno pezzi di salario, di dignita’ e diritti. Perche’ non tutti possono permettersi di fare gli studenti. Tutto questo accade non per coincidenze od eventi fortuiti, ma per precise scelte politiche fatte da alcuni partiti e da relativi governi, che hanno letto Robin Hood al contrario, ma i Malavoglia dall’inizio alla fine.
Vi e’ una disuguaglianza insopportabile
Ieri sera abbiamo piu’ volte usato la parola poveri e insistito sul concetto di inclusione sociale e di poverta’.
Inclusione sociale che sta crollando sotto martellate costanti, sotto il principio del mercato, dell’egoismo, del dividi et impera che tanto fa felici poche ma ricche persone. Sempre piu’ ricche e sempre meno uguali.
La povertà, nelle sue articolazioni, chiede risposte concrete, qualificate e competenti; chiede di monitorare risultati, efficienza e qualità della spesa con strumenti palpabili.
La poverta’ non e’ una malattia. E’ una condizione forzata da fattori esterni, fattori con nomi e cognomi e spesso da singoli partiti. La poverta’ e’ una condizione che deve essere affrontata e superata immediatamente nella nostra citta’. Non esiste civilta’ dove esiste la poverta’.
Con la scusa della crisi hanno fatto digerire tutte le riforme possibili e tutti gli abbassamenti di tutele possibili. Hanno fatto le pulizie di primavera verso le classi medie facendole impoverire quotidianamente. Ci stanno facendo digerire che curarsi e’ un lusso, come anche praticare dello sport. L’istruzione universitaria sta diventando un tabu’ per molti studenti. Ci stanno ridondando il fatto che il Welfare non sia piu’ sostenibile. E a seguito di queste continue gocce di disinformazione che cadono lentamente e inesorabilmente sulle nostre teste ci stiamo convincendo che il pubblico debba abdicare al privato e lo debba fare per il nostro bene. Che l’economia debba arrivare prima della politica e dei diritti che abbiamo conquistato lottando noi, e ancor di piu’ le generazioni precedenti.
Noi manteniamo fermi i nostri principi che si possono riassumere con la difesa dei deboli e degli esclusi. Dobbiamo rafforzare il concetto di comunita’, annullando quello di una societa’ di singoli, divisi e in concorrenza continua.
Tempo fa in quest’aula avevo detto che il doppio di sei non e’ dodici, ma siamo. Ecco partiamo da questo, partiamo dal rafforzare la coesione che e’ l’esatto contrario della divisione. Partiamo da diminuire le disuguaglianze che il governo accentua quotidianamente con leggi che rafforzano i potentati economici a scapito di semplice ed onesti cittadini che sempre piu’ si sentono dei moderni Don Chisciotte. Se facciamo questo, l’inclusione sociale risultera’ vincitrice, altrimenti facciamo altro.
Dobbiamo decidere se stare con Marchionne con le banche, o con chi difende i diritti ed agisce per diminuire le disuguaglianze. Noi pensiamo che questa amministrazione con tutti i limiti e le difficolta’, stia con i secondi.