Pubblichiamo il discorso tenuto stamattina dal Presidente della sezione 340 Martiri di Sesto San Giovanni, Carlo Rapetti, in occasione della Celebrazione del Giorno della Memoria c/o il Monumento al Deportato al Parco Nord.
Oggi , giornata della memoria ricordiamo tutti coloro che con il loro coraggio si sono opposti ad un disegno infame di violenza e di sopraffazione che prevedeva la riduzione in schiavitù di milioni di donne e uomini liberi e di tutti gli oppositori destinati a lavorare fino alla consunzione per le grandi fabbriche tedesche e la persecuzione e lo sterminio di altri milioni di essere umani condannati alla camera a gas.
In particolare, in questo luogo, accanto a questo monumento costruito 24 anni fa e oggetto di devastazione nel 2017 ad opera di neofascisti, ci ritroviamo a ricordare insieme tutti i cittadini che lavoravano nelle grandi e piccole fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, arrestati dai nazifascisti e deportati nei Lager nazisti, la maggior parte a seguito degli scioperi del marzo 1944, ma anche per attività antifascista, per azioni partigiane, o semplicemente a seguito di rastrellamenti.
Numeri impressionanti circa 600 deportati operai della Breda, della Pirelli, della Falck, della Magneti Marelli, dell’Ercole Marelli, del Deposito locomotive FFSS di Greco e dell’Argenteria Broggi oltre che di altre piccole e medie aziende
Chi non sa ricordare il passato è condannato a ripeterlo.
Questa frase icastica di George Santayana, poeta e saggista di origine spagnola, incisa in diverse lingue all’ingresso del campo di concentramento di Dachau, evidenzia l’importanza di fare i conti con la propria storia, anche nei suoi aspetti più oscuri e inquietanti.
“È AVVENUTO, QUINDI PUÒ ACCADERE DI NUOVO: QUESTO È IL NOCCIOLO DI QUANTO ABBIAMO DA DIRE” (Primo Levi)
L’esistenza stessa di una giornata dedicata alla memoria deve servire alle donne e agli uomini per ricordare che ogni volta che una persona viene discriminata o perseguitata a causa della propria identità, colore della pelle, vissuto, classe sociale, religione, orientamento sessuale o provenienza; quella storia si ripeterà. Anche se non dovrebbe ripetersi mai.
“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” Liliana Segre
Ricordare significa evitare che certi orrori si ripetano e lo si può fare tenendo assieme identità diverse e interdipendenti, soggettività differenti. Si può fare accogliendo il prossimo, assicurandoci che i suoi diritti saranno sempre garantiti.
Oggi l’orrore delle deportazioni di quel periodo, rappresenta sì il passato, ma se commettiamo lo sbaglio di archiviarlo pensando che non potrà mai tornare, rischiamo che questo invece ritorni.
Il nemico principale della cultura è la facilità con cui può essere dimenticata, messa da parte. E l’assenza di cultura genera violenza. Oggi, nella giornata della memoria è fondamentale ricordare la violenza di allora, anche per poter individuare la violenza che ancora ci circonda.
Ogni volta che assistiamo a manifestazioni di intolleranza, molestie, razzismo o discriminazione contro comunità che si basano sull’origine etnica, sociale o religiosa. Assistiamo all’assenza di cultura e alla nascita della violenza.
Non dimenticare è il dovere di tutti noi. Evitare che si ripetano gli orrori del passato è la nostra chance di evolvere come esseri umani.
Purtroppo le cronache dei giornali ospitano spesso notizie di conflitti tra nazioni, di guerre civili e religiose, di dispute armate per il possesso di territori e materie prime. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti noi.
In realtà solo una mente bacata può vedere la nascita di “un mondo nuovo” nella morte di centinaia di milioni di persone, nella distruzione totale di interi Paesi, nello spreco di immense ricchezze per la produzione di armamenti sempre più mortali per l’intera umanità e il pianeta sul quale viviamo.
A proposito delle guerre nel mondo Papa Francesco ha dichiarato “Oggi si può parlare di una terza guerra mondiale combattuta a pezzi, con crimini, massacri e distruzioni”.
Dovremmo ricordarci sempre che:
- • ogni volta che facciamo violenza a qualcuno con la parola, con gli scritti, con le opere, contribuiamo a creare una società “senza pace”
- • ogni volta che, di fronte alle ingiustizie patite da tante persone, ci mettiamo le pantofole e ci sdraiamo in divano pensando che “non è un affare che ci riguarda”
- • ogni volta che giustifichiamo o approviamo dentro di noi qualsiasi tipo di violenza ci stiamo mettendo contro i più deboli, i poveri.. In questi casi, infatti, per trovarsi dalla parte sbagliata, non occorre uccidere qualcuno: basta non fare nulla.
Nel mondo ci sono tante guerre. E ci sono tanti bambini che non possono andare a scuola, che non hanno cibo, che non possono giocare in strada e nemmeno in casa. Perché una casa non ce l’hanno più o perché rischiano di essere bombardati. Eppure tutti i bambini del mondo dovrebbero avere il sacrosanto diritto di essere bambini.
L’infanzia negata a questi piccoli ha un nome: guerra. Le guerre si fanno per i motivi più disparati. Ma a rimetterci sono sempre i più deboli. I bambini per primi.
Vorrei qui ricordare La Pace di Gianni Rodari, una poesia da leggere e imparare a memoria con i bambini. Perché ci sono cose che si fanno di giorno. Altre che si fanno di notte. Ma ci sono cose, come la guerra, che non andrebbero fatte mai.
Infine, a proposito di Memoria, vorrei chiudere ricordando il significato e il valore della definizione di Sesto come la Stalingrado d’Italia. La memoria storica è importante per evitare di incorrere in false credenze.
STALINGRADO significa operai della Breda, Pirelli ed Ercole Marelli che nel 1944 hanno scioperato per OTTO giorni consecutivi con i nazisti dentro le fabbriche.
STALINGRADO quindi significa Resistenza, significa gente che ha resistito alla dittatura e alle minacce come gli abitanti russi di Stalingrado hanno resistito all’assedio tedesco.
STALINGRADO D’ITALIA rappresenta quelle persone lì, che hanno pagato la loro Resistenza con la deportazione e, moltissimi con la morte.
Ecco perché chi collega il termine STALINGRADO D’ITALIA alle Giunte che per molti anni hanno amministrato Sesto incorre in un errore storico e alimenta false credenze.
EX STALINGRADO non si deve e non si può proprio più sentire!
Non siamo EX, quella Resistenza c’è stata, è nella storia, e nessuno la può cancellare.
E’ un onore essere STALINGRADO D’ITALIA, MEDAGLIA D’ORO ALLA RESISTENZA. PER SEMPRE.
ONORE AI NOSTRI DEPORTATI, W LA RESISTENZA, W L’ITALIA ANTIFASCISTA