APPELLO AGLI UOMINI – 25 NOVEMBRE 2017 – LIBERE DI ESSERE
A voi donne e a tutti gli uomini vogliamo innanzi tutto dire: siamo noi uomini i responsabili della violenza contro di voi.
Abbiamo ripreso e rielaborato il testo firmato e diffuso nel 2006 da diversi uomini della rete di Maschile Plurale: “La violenza contro le donne ci riguarda. Prendiamo la parola come uomini “.
Ogni giorno sentiamo che una donna ha subito, a vario titolo, violenza. E da chi? Da un uomo: un parente, un amico, il capoufficio.
Ogni volta sdegno e costernazione vengono dichiarate pubblicamente, ma la realtà è molto più ampia e profonda ed è fatta di minacce, ricatti, abusi, relazioni di dominio.
Ogni volta, però, senza che si dica da patte nostra, da patte di noi uomini, in modo esplicito e non equivoco che la responsabilità umana, culturale e politica della violenza contro di voi è nostra.
La violenza degli uomini verso le donne, ormai ne siamo consapevoli, non si può liquidare come patologia di pochi marginali, né come il segno di culture lontane da noi: nasce nella nostra normalità. Anche quando è estrema parla una lingua che conosciamo e che mescola amore, controllo, dipendenza, onore, gelosia, frustrazione, potere … prima di divenire violenza.
Diciamolo in esplicito, allora: la violenza contro le donne è responsabilità di noi uomini e solo di noi uomini, ogni volta che riproduciamo nelle relazioni di vita quotidiana l’antica cultura del dominio maschile anziché fare delle scelte di libertà.
Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, dobbiamo partecipare alla manifestazione in modo consapevole e dobbiamo condividere che la violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne, è un problema degli uomini e noi uomini, per porvi rimedio, dobbiamo rompere il nostro silenzio.
Proponiamo a tutti gli uomini che di fronte a queste violenze si sono sentiti colpiti e hanno sentito il bisogno di interrogarsi, di non fermarci qui: organizziamo incontri in ogni città a partire dalle sollecitazioni emerse in questi giorni, coinvolgiamo altri uomini, proviamo a scavare più a fondo e a mettere in gioco noi stessi.
Proviamo a darci un tempo di ascolto e dialogo, d’iniziativa e riflessione, raccontiamoci anche le tante iniziative tra uomini e tra uomini e donne già impegnate su questo difficile terreno.
Non partiamo da zero. In questi anni la consapevolezza nel nostro paese è cresciuta. Dieci anni fa nel settembre del 2006, un appello di uomini contro la violenza maschile raccolse molte centinaia di adesioni: da lì si è sviluppato un impegno che ha cambiato molti di noi. Tutto questo resta ancora troppo poco visibile e diffuso nella società e sui media, poco riconosciuto dalla politica e dalla cultura.
Non si tratta di ergersi a giudici di altri uomini o a “difensori delle donne” ricreando un ambiguo paternalismo, o di attivarsi solo per sensi di colpa o senso del dovere, ma di interrogarci sui nostri desideri, sulla capacità di riconoscere la nuova autonomia e la nuova libertà delle donne, dirci se può essere un’occasione di cambiamento delle nostre vite.
La violenza riafferma un dominio, un ordine gerarchico tra i sessi ma anche tra orientamenti sessuali.
La riproduzione e la riaffermazione di ruoli sessuali stereotipati, l’adesione a presunte attitudini maschili e femminili, l’imposizione di una norma nelle relazioni affettive, contribuiscono a generare questa violenza, impoveriscono la libertà di tutti e tutte, costringono le nostre vite in gabbie invisibili.
Crediamo che anche altre violenze, altre sofferenze abbiano a che fare con questa cultura della gerarchia, della paura e del dominio verso chi percepiamo diverso da noi. Così tolleriamo la sofferenza e la morte di chi fugge dalla guerra e dalla miseria in un mondo in cui crescono guerre, violenze, ingiustizie e disuguaglianze, considerando i migranti come minaccia, accettando che siano oggetto di violenze intollerabili ai nostri confini. Dimentichiamo di fatto la gravità della tratta di migliaia di donne schiavizzate per i consumi sessuali maschili. Accettiamo nuovi muri e recinti anziché impegnarci per un ordine internazionale più giusto e non dominato dalla guerra.
Trasformare questa cultura, vivere il cambiamento che le donne hanno già da molti anni determinato, sono anche un’occasione di libertà per noi uomini, possono arricchire e aprire le nostre vite. Possono rendere possibile un cambio di civiltà, che riguarda tutti e tutte.
Impegniamoci ad organizzare come uomini nei prossimi mesi iniziative che coinvolgano il più possibile il mondo della scuola, dell’informazione, della cultura, della politica e dell’associazionismo, ed anche quei singoli uomini che già si sono espressi pubblicamente in quest’ultimo periodo, per diffondere al massimo la sensibilità e l’impegno fra tanti ragazzi e adulti ancora troppo silenziosi, isolati e confusi.
Sesto San Giovanni, novembre 2017
PRIMI FIRMATARI:
Silvano Gruppo, Silvio La Corte, Marco Locati, Nicola Lombardo, Enzo Nova, Giampaolo Pietra, Giuseppe Valota, Piercarlo Rapetti, Petro Comi, Osvaldo Milesi, Giorgio Oldrini, Gianni Pietra, Andrea Rivolta, Paolo Salvatore, Carlo Riva, Gianfranco Galasso.
fonte: La Fabbrica della Città