di “birillo rosso”
Sabato pomeriggio, nella saletta intitolata a Carlo Talamucci di via Dante Alighieri, si è svolto il congresso della sezione sestese dell’ANPI, congresso interessante e dibattuto, del quale i nostri lettori hanno già avuto alcune informazioni in un altro articolo.
Già dai primi “irriverenti” interventi si è capito che sua maestà il PD, o meglio il Principe di Rignano e i suoi palafrenieri, che sostengono da tempo la necessità di governare il reame senza i lacci e i lacciuoli che la “Magna Charta” in vigore prevede, rischiavano di essere relegati, non sia mai, nel ruolo di minoranza.
Il suddetto documento, in vigore da tanti e tanti anni e conquistato faticosamente con grande valore e sacrificio di sangue, in una guerra fatta dai Baroni del Nord, riuniti in un patto segreto chiamato CNLAI, prevede che quando i popolani riuniti in assemblee chiamate parlamento possono decidere di non approvare quanto il Principe di Rignano, e i suoi banchieri fiorentini desiderano, e tutti sanno che senza denari non si conquistano amici e non si fanno guerre.
I primi voti sull’approvazione di documenti sensibili hanno decretato che i palafrenieri del Principe erano scandalosamente in minoranza nell’assemblea dei popolani di Sesto, in una misura molto pesante, 6 a suo favore e ben 38 contro l’agevolazione dello stravolgimento della suddetta “Magna Charta”.
Di qui non si sfugge, questo è stato un vero e proprio “delitto di Lesa Maestà”, che per fortuna riguardava solo alcuni aspetti minori del contendere.
Teste sono rotolate e popolani sono stati impiccati per molto meno, nei tristi e feroci tempi passati, e per impedire questo doloroso e ferale futuro, sulle questioni più rilevanti, alcuni dei popolani impietositi dal triste destino del PD che più che liquido sembrava evaporato, capitanati dai nobili fedeli al Principe, hanno deciso di non proseguire con le votazioni e di rimandare le gravi decisioni che il popolo riunito, a grande maggioranza avrebbe sicuramente preso, in un futuro non ben definito.
E noi semplici scrivani, testimoni del tempo che scorre e delle sue pene cos’altro possiamo fare se non attendere le decisioni dei 24 nobili riuniti nel consesso sestese dell’ANPI ?.