PERCHÉ CI SERVE UN GOVERNO POLITICO
Rossella Muroni Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia.
Il 1° novembre si insedia la nuova Commissione europea. La nuova presidente Ursula Von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento europeo, ha presentato un percorso ambizioso per costruire nei prossimi anni una “nuova Europa”: varando un massiccio piano di investimenti verdi per assicurare la transizione ecologica del continente; mettendo al centro l’occupazione e la mobilità giovanile; adottando un regime europeo di riassicurazione delle indennità di disoccupazione e una «Garanzia per l’infanzia» per far sì che ogni bambino in Europa a rischio di povertà o di esclusione sociale abbia accesso ai diritti più elementari, quali l’assistenza sanitaria e l’istruzione; puntando a fare dell’Europa il leader mondiale dell’economia circolare; promuovendo la riforma di Dublino per una gestione condivisa dell’immigrazione. Dal 1° novembre partirà quindi questo piano di “riconversione” dell’Europa che non ha precedenti e che rappresenta una virata significativa rispetto all’impostazione contabile e “anni ’90” data dalla Commissione uscente. Così come quello di Juncker ha rappresentato la fine di un ciclo quasi ventennale, il nuovo Parlamento europeo può aprire un’èra nuova che grazie anche a due anni di consultazioni civiche costruisca adesso “l’Europa dei cittadini”, ben oltre “l’Europa dei governi”. Tutto questo puntando su un’agenda con al centro sviluppo sostenibile, creazione di opportunità, lotta contro le crescenti disuguaglianze. A fronte di questo scenario e di questa evoluzione del nostro continente, gli accadimenti in Italia degli ultimi giorni hanno creato un’occasione insperata e ci hanno restituito la possibilità di scegliere. Possiamo metterci comodi e fare quello che vuole Matteo Salvini: accettare che precipiti tutto, andare a elezioni, consegnare il Paese al capo della Lega e assistere inermi alla deriva illiberale che spiaggia dopo spiaggia sta promettendo agli italiani. Oppure possiamo far funzionare appieno la nostra democrazia parlamentare. Formando un governo politico che abbia un’ambizione più grande che non solo quella di scongiurare l’aumento dell’IVA e di rimandare di 6 mesi – pure aggravata – la “questione Salvini”; ma capace di riportare l’Italia al centro dei negoziati europei e di intercettare la nuova Europa in costruzione – dandosi quindi un’agenda di crescita sostenibile, modernizzazione e innovazione che inverta la tendenza all’indebitamento e all’isolamento che sta portando solo ulteriore povertà. Un governo politico non “contro” qualcuno, per cavalcare le paure. Ma “per” qualcosa, per ridare speranza a milioni di concittadini. Con questo programma, e con un Governo all’altezza – fatto di donne e uomini che sappiano come stare in Europa, e che prima di tutto il resto nomini un commissario fortemente europeista e di prestigio indiscusso – l’Italia può uscire dall’incubo in cui sembra essersi infilata: fare lo scatto di reni di cui abbiamo così disperatamente bisogno, e dimostrare che siamo più che non le scaramucce interne ai partiti; che gli obiettivi per il futuro possono unire più di quanto non dividano le liti del passato; e che in definitiva la Politica ha ancora la forza di dare – e perseguire – una visione; che ha ancora la capacità di guidare con lungimiranza un Paese. Non ci serve niente di meno di questo. Questo è alla nostra portata. Alla portata delle dirigenze dei partiti che oggi possono fare la differenza. Alla portata di ogni singolo parlamentare.