I migranti tornano ad essere “braccia e non uomini”. Le conseguenze le pagheranno i tanti cittadini dell’Unione Europea che nei prossimi anni si vedranno precluso l’accesso al mercato del lavoro svizzero, i lavoratori frontalieri lombardi, colpevolizzati come la causa del dumping salariale nel Canton Ticino, ma potrebbero pagarle anche le nostre comunità di vecchia data non più garantite da alcune protezioni della legislazione europea. Non per niente, tra gli scenari prefigurati dalla destra vi è la riedizione del famigerato statuto dello stagionale a cui si legano le pagine più tristi dell’emigrazione italiana in Svizzera. Tutto questo ci appare come un atto di ingratitudine, soprattutto se si pensa che la Svizzera vive una fase di alta congiuntura e di grandi successi economici, realizzati soprattutto grazie soprattutto all’apporto qualificato di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori provenienti dall’Unione Europea e dai cosiddetti Paesi terzi