Semestre Ue, il documento ‘alternativo’ di Sel: presidenza italiana “fallimentare”
Un testo presentato dal capogruppo alla Camera del partito di Vendola alla Camera spiega, punto per punto, perché Renzi ha fallito in Europa. In particolare vengono definiti deludenti i risultati raggiunti dal premier nell’allentamento delle politiche di austerity. Mentre Francia e Spagna hanno ottenuto lo sforamento del tetto del 3%
ROMA – Per il premier Matteo Renzi quello appena trascorso è stato un semestre di presidenza europea dell’Italia in cui “sono stati fatti molti passi avanti”. Non la pensano allo stesso modo i detrattori del presidente del Consiglio che invece ritengono fallimentari i risultati raggiunti. Se in aula a Strasburgo è toccato al leader leghista Matteo Salvini esprimere la sua disapprovazione, il gruppo alla Camera dei deputati di Sinistra Ecologia e Libertà, guidato da Arturo Scotto, è andato oltre e in un dettagliato documento ha illustrato, punto per punto, tutti gli obiettivi non realizzati dalla presidenza di turno Ue dell’Italia, definita “fallimentare”, mentre il premier viene bollato come un “bisbetico domato”.
L’analisi è partita dal documento della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea denominato “Europa, un nuovo inizio”, in cui si illustrava per ogni area e settore di competenza del Consiglio Ue gli indirizzi e politiche che il Governo italiano intendeva perseguire nei sei mesi della presidenza italiana.
Nell’analisi si premette che i cambiamenti e le speranze che animavano il premier all’inizio dei sei mesi sono rimaste disattese: Renzi, secondo il partito di Vendola, “non è riuscito a far cambiare verso all’Unione europea”, come aveva auspicato. La dimostrazione sarebbe nei ripetuti appelli e proclami contro l’austerità (l’ultimo oggi nel discorso di chiusura) che però sarebbero rimasti lettera morta a Bruxelles. Secondo Sel Renzi “non può invocare flessibilità e crescita, e promettere il rispetto delle regole del Fiscal Compact”. La critica principale è quella di aver seguito i diktat dell’Europa, mentre altri Paesi come Francia e Spagna hanno ottenuto significativi allentamenti del Patto di Stabilità: nel rapporto deficit/PIL la Francia arriverà al 4,5% nel 2014 e sforerà anche nel 2015. Il governo di Madrid nel 2014 sarà al 5,8 %, e al 4,2% nel 2015. L’Italia invece, appesantita da un debito pubblico record, dovrà rispettare il contestato tetto del 3%. Questa disparità di trattamento rischia, per il partito di Vendola, di aggravare ulteriormente la recessione in Italia e, sullo sfondo, il rischio è quello di una “sempre più probabile implosione dell’unione monetaria per come l’abbiamo conosciuta finora”. Del resto Sel non ha mai fatto mistero di guardare con simpatia ed interesse ad Alexis Tsipras, il leader della sinistra radicale greca intenzionato a porre fine alle politiche di austerity europee nel suo Paese.
Lavoro e crescita. Il governo italiano aveva tra gli obiettivi quelli di “aumentare l’occupazione e di rafforzare i diritti fondamentali dei lavoratori”. I risultati per Sel sono negativi: “I disoccupati in Europa sono diventati più di 27 milioni mentre il loro numero continua ad aumentare”, si legge nel documento che continua: “Non si registra nessun progresso nei diritti fondamentali dei cittadini europei ad iniziare da quelli di nazionalità italiana” e “non è stata ottenuta nessuna reale flessibilità nell’applicazione dei parametri fiscali”. Il piano di investimenti di 315 miliardi del nuovo presidente della Commissione Ue Juncker viene definito “nebuloso” considerando che si basa sull’ipotesi, da verificare, che i prestiti concessi dalla Bei coinvolgano investitori privati. Ma “tra i progetti eventualmente finanziabili” resterebbero escluse “tutte le opere pubbliche non suscettibili di produrre un reddito direttamente quantificabile”. Restano sul campo i problemi dell’Euro con la BCE che cerca di dare ossigeno monetario al sistema ma, dall’altro lato, “le banche dei diversi Paesi trattengono la liquidità e non offrono sufficiente credito all’economia reale, in particolare alle piccole e medie imprese”.
Energie rinnovabili ed efficienza energetica. Secondo gli obiettivi di Europa 2020 si sarebbero dovuto ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990 e aumentare del 20% l’efficienza energetica. Anche su questo punto i dati non sono sufficienti: “Le energie rinnovabili rappresentano in Italia solo il 13,3% della produzione totale di energia ed il 26,9% del consumo interno lordo di elettricità” e nulla è stato fatto per migliorare questi parametri. Inoltre, si legge, le stime recentemente presentate dall’Unione Europea proiettano al 2020 una riduzione solamente del 10% dei consumi rispetto al 20% stabilito.
Diritti dei cittadini Ue. Alla voce “Un’Europa più vicina ai cittadini: uno spazio di democrazia, diritti e libertà” del documento governativo si prevedeva, tra le altre cose, lo sviluppo di una politica migratoria comune europea, abbinata ad una “strategia per promuovere lo sviluppo economico nei Paesi di origine dei migranti”. Lapidario il giudizio del documento: “Nel semestre italiano si è rafforzata la deriva autoritaria nella Ue”, scrivono i deputati Sel che rincarano la dose: “Pare evidente che la Ue abbia smesso di essere una democrazia, per assomigliare sempre più a una ‘democrazia autoritaria’”. Bilancio fallimentare anche nell’accoglienza ai migranti: “Gli egoismi nazionali hanno avuto la meglio e per i migranti c’è stato il peggioramento da Mare Nostrum a Triton, che è solo un programma di respingimenti”.
Politica estera Ue. Sarebbe dovuta divenire “cuore dell’iniziativa Ue” nelle intenzioni di Renzi. Si elencavano una lunga serie di iniziative tra cui la particolare attenzione all’area mediterranea, l’aiuto nella “rapida ripresa” dei negoziati tra le parti nel processo di pace in Medio oriente, il sostegno per un processo di dialogo e di riconciliazione nazionale in Libia, l’impegno nel dialogare con la Russia. Ma per Sel, allo stato, “nulla è cambiato. La politica estera Ue continua a non esistere ed è ancora nelle mani dei singoli Stati e della Nato”. E a poco è servita la nomina di Federica Mogherini, a cui non sono stati affidati i dossier più rilevanti quali l’Iran ed il Medio Oriente, a nuova Lady Pesc. L’unica cosa su cui il governo si è speso in questi sei mesi è nel cercare di accelerare l’accordo di libero scambio tra Ue e USA, il TTIP, il trattato di libero scambio transtlantico, centrato, secondo Sel, “sulla tutela dei diritti delle grandi imprese a scapito di quelli di cittadini, ambiente e lavoratori”. Fallito il tentativo di allegerire il testo rispecchiando gli interessi italiani in materia di moda e agroalimentare da esportazione, servizi e appalti. Secondo i deputati del partito di Vendola sarebbe servita invece la nomina di un Commissario per il Mediterraneo, su cui invece il governo non si è speso.
Agenda digitale. La presidenza italiana si riprometteva di “potenziare le infrastrutture digitali e l’utilizzo della Pubblica amministrazione quale strumento per fornire servizi digitali innovativi e investire nelle competenze digitali. Ma anche qui la situazione italiana è rimasta lontana dai livelli europei. “Nel 2013 – si legge nel documento – il 56% degli italiani ha utilizzato Internet almeno una volta alla settimana: media ben al di sotto di quella europea, che è al 72%”.
Madei in Italy. I tedeschi hanno bloccato la legge sul “Made in” che era una delle priorità dell’Italia. Oggi nel discorso di chiusura anche il premier ha dovuto ammettere che su questo punto non si può essere soddisfatti.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2015/01/13/news/sel_semestre_presidenza_ue_italia_deludente-104853633/