In piazza al fianco della Fiom, dove altro potremmo stare?
La grande manifestazione della Cgil dello scorso 25 ottobre a Roma ha visto scendere in piazza il paese reale, lavoratori e lavoratrici in carne ed ossa, giovani precari, studenti e pensionati che hanno riproposto con forza i temi del lavoro e della dignità delle persone. Oggi la mobilitazione continua, con lo sciopero generale dei metalmeccanici indetto dalla Fiom e che si articola con la manifestazione di oggi a Milano e del 21 novembre a Napoli alle quali Sinistra Ecologia Libertà aderisce e partecipa convintamente, così come abbiamo fatto a Roma il 25 ottobre alla manifestazione della Cgil e l’8 novembre a quella del pubblico impiego.
La manovra economica di Renzi si presenta come una mera operazione ragionieristica che prova a far quadrare i conti scaricando i costi sulle regioni e gli enti locali e non affronta i nodi veri che servono al Paese per rimettere in moto l’economia e l’occupazione. Il jobs act prevede misure molto negative per le lavoratrici e i lavoratori e non contribuirà a creare un solo posto di lavoro in più. Dall’abolizione dell’articolo 18 al demansionamento, dal controllo a distanza, all’assenza di qualsivoglia impegno specifico sulla cancellazione della selva di contratti precari, la legge delega serve solo a riscrivere le regole del mercato del lavoro peggiorando i diritti e le condizioni di chi lavora. In questo quadro si inserisce anche il Dl Poletti, che da un lato ha precarizzato ulteriormente il lavoro e dall’altro non ha prodotto alcun effetto sull’occupazione. Tutti i dati confermano infatti un costante aumento della disoccupazione, soprattutto al Sud, un aumento dei giovani che smettono di cercare un lavoro, un aumento della povertà, del disagio sociale e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Siamo oggi in piazza a Milano con le lavoratrici e i lavoratori, i giovani precari, i disoccupati, gli studenti e le partite Iva per dire no alle politiche di austerità imposte dall’Europa e che hanno trascinato il Paese nel baratro in questi anni di crisi. Siamo in piazza per contrastare i processi di privatizzazione e di deindustrializzazione in atto nel nostro Paese, i fenomeni di delocalizzazione e l’assenza di una politica industriale che ponga al centro il tema degli investimenti pubblici, della riconversione industriale, della ricostruzione delle filiere nei settori strategici che hanno prodotto quella che lo Svimez nel suo ultimo rapporto ha definito come ‘desertificazione industriale e umana’ che rende il nostro Paese ogni giorno più povero.
Da trent’anni il conflitto sociale in questo Paese è stato prima negato, poi diviso e frammentato dai sostenitori delle politiche neoliberiste che raccontavano la favola secondo cui flessibilità e globalizzazione avrebbero portato benessere per tutti. Salvo poi scoprire che la flessibilità si è trasformata in precarietà selvaggia, in guerra tra poveri e in cessione di diritti mentre la globalizzazione ha contribuito a distruggere il nostro patrimonio industriale e a impoverire le famiglie. Oggi il conflitto sociale è ripreso seppur in forme e articolazioni diverse rispetto al passato. Esistono forme di organizzazione diversissime tra di loro, dai comitati locali che si mettono insieme per portare avanti vertenze territoriali a quelli nazionali, dai comitati per l’acqua pubblica a quelli per la casa, dai precari alle partite iva che si organizzano tra di loro, dai sindacati, a coloro che lottano per il riconoscimento dei diritti civili, dei diritti dei migranti. Tante realtà, molte delle quali hanno sfilato a Roma il 25 ottobre, che non hanno più una rappresentanza politica ma che sentono l’esigenza di mettersi insieme in una sorta di coalizione dei diritti e del lavoro per tornare a rivendicare con forza i propri diritti sul luogo di lavoro e per migliorare le condizioni di vita di ciascuno.
A questo conflitto la politica e la sinistra devono guardare con interesse, favorendo processi di riorganizzazione e riunificazione di ciò che è stato diviso e frammentato, dal mondo del lavoro ai luoghi di socialità, per provare a dare rappresentanza e agibilità politica alle richieste che da quel conflitto arrivano. Non possiamo più attendere. Bisogna dare delle risposte concrete ai lavoratori della Ast di Terni, agli operai della Fiat, agli operatori dei call center, alle false partite Iva (che pagano più tasse di quanto guadagnano), alle lavoratrici e ai lavoratori della AnsaldoBreda e Sts che Finmeccanica vuole dismettere e a quei 155.000 uomini e donne coinvolti nei 164 tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico e ancora senza soluzione.
Per questo Sel ha proposto un Piano straordinario per il lavoro che, grazie ad un massiccio intervento pubblico, riesca non solo ad impedire ulteriori licenziamenti ma serva a creare nuove occasioni di lavoro, nuova e buona occupazione, un nuovo new deal che non sblocchi l’Italia del cemento ma quello della riconversione ecologica dell’economia e dei territori, attraverso la messa in sicurezza delle strade e degli edifici pubblici e privati, dei fiumi, degli argini e dei corsi d’acqua.
In questi giorni alla Camera saremo impegnati con tutte le nostre forze nel contrastare il Jobs act, sul quale il governo ha posto un’accelerazione e non esclude l’ennesimo ricorso alla fiducia pur di poterlo approvare in tempi rapidi, vietando così qualsiasi occasione di confronto e di discussione. A differenza di quanto fa il governo, noi proponiamo l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i disoccupati, indipendentemente dalla tipologia contrattuale di provenienza, chiediamo più tutele per chi è licenziato e una nuova legge sulla rappresentanza sindacale affinché i lavoratori si possano esprimere, attraverso un voto, sugli accordi che li riguardano.
Chiediamo l’istituzione di un reddito minimo per tutti per far fronte al lavoro che non c’è e per offrire un sostegno ai tanti giovani disoccupati e precari che non riescono ad avere il minimo per poter vivere dignitosamente. Una seria lotta alla precarietà passa dalla riduzione di tutte le tipologie di contratti di lavoro precari esistenti e dall’estensione a tutti e tutte delle tutele e dei diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori.
Per queste ragioni Sinistra Ecologia Libertà è presente oggi a Milano, sarà presente a Napoli il 21 novembre e in tutte le mobilitazioni che il sindacato, autonomamente, ha deciso di indire fino allo sciopero generale della Cgil proclamato per il prossimo 5 dicembre.