La sedicente parte lesa

De Luca, governatore della Campania ed ex sindaco di Salerno non avrebbe ritenuto opportuno denunciare pubblicamente la presunta minaccia che Anna Scognamiglio – uno dei tre giudici del collegio del Tribunale civile di Napoli chiamato a pronunciarsi sul ricorso per la sospensione degli effetti della legge Severino – avrebbe messo in atto insieme ad altre cinque persone nei suoi confronti minacciando una sentenza sfavorevole se non fosse arrivata la nomina di Guglielmo Manna, marito della Scognamiglio, ad un’importante carica dirigenziale nella sanità campana. Il 17 luglio scorso, mentre era ancora in camera di consiglio, d

opo avere scritto la sentenza che confermava il congelamento della sospensione del governatore della Campania Vincenzo De Luca, il giudice Anna Scognamiglio ha subito avvertito al telefono il marito Guglielmo Manna dell’esito “favorevole” della decisione, con cui si bloccava la sospensione di De Luca. “Abbiamo fatto, è fatta”. «”Io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale. Io perdo 5 tu perdi 100″. Così Guglielmo Manna, marito della giudice Anna Scognamiglio, si esprimeva in una intercettazione ambientale in un’auto parlando con l’avvocato Gianfranco Brancaccio, uno degli indagati, il 20 agosto.»

L’ipotesi su cui lavorano i pm è che De Luca fosse a conoscenza delle minacce di Manna, ma non fece nulla per fermare il suo piano. Cioè non avrebbe denunciato il ricatto, motivo per cui l’ex sindaco di Salerno è indagato per concussione. (concussione rientra tra i cosiddetti reati di cooperazione con la vittima in quanto il comportamento della vittima è determinante ai fini della sua configurabilità).

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