La scuola cade a pezzi. Per fortuna che ci sono gli insegnanti –
Dimenticati, malpagati, maltrattati dai genitori. Eppure proprio grazie ai professori i ragazzi dei licei risalgono in classifica. Ecco come e perché.
Ma che sorpresa. Con i tagli alla scuola, i genitori in trincea perché devono portarsi la carta igienica, gli insegnanti che celebrano i tempi del loro scontento condannati al precariato e alla marginalità, che fossero proprio i liceali a darci una soddisfazione internazionale non se lo aspettava nessuno. Eppure scorrendo le classifiche stilate dall’Ocse sulle performance dei quindicenni italiani si scopre che migliorano. E sono forse l’unico “più” che il nostro paese ha portato a casa nel 2013 dal confronto globale. I voti dei liceali sono migliorati di 2,7 punti nei quesiti di matematica, di 3 in scienze, di 0,5 nella comprensione dei testi. Pur restando sotto la media internazionale, si fanno avanti. E gli esperti del settimanale “The Economist” non hanno dubbi su di chi sia il merito. Nel rapporto 2013 sulla scuola realizzato dalla casa editrice Pearson ribadiscono – su solide basi scientifiche, attraverso dati, statistiche, interviste – che l’unico fattore che conta, per l’istruzione di base, sono gli insegnanti. Non il Pil, non le strutture avveniristiche, nemmeno le nuove tecnologie. A pesare è il rispetto di cui godono i docenti.
Il rapporto Pearson arriva mentre la scuola italiana soffoca e loda i professori proprio quando le cronache ci raccontano che a Prato, come prima ancora a Grosseto e ad Avigliana in Piemonte, le casse sono così vuote che si estraggono a sorte i supllenti che riceveranno lo stipendio mensile. E ci rimandano il discorso programmatico del neo-segretario del Pd Matteo Renzi che due volte (dopo l’elezione alle primarie e parlando in chiusura dell’assemblea nazionale del partito) ha messo al centro la scuola e chiesto autorevolezza sociale per i professori, promettendo: «La recupereremo centimetro dopo centimetro».
Già, ma come? Un’idea ce l’ha di sicuro Angela Maria Palazzolo. Ogni mattina, puntuale, arriva nella periferia di Reggio Calabria. Sono le otto meno un quarto e ad aspettarla ci sono mille studenti e 82 professori: il corpaccione del liceo che dirige. La sua regione conquista ogni anno il primato negativo nei test di valutazione degli allievi: in logica, algebra e lettura i ragazzi calabresi arrancano, abbassando la media già traballante dei coetanei. Non al Liceo Scientifico Alessandro Volta, però. Dove, anche quest’anno, i quindicenni hanno battuto la media nazionale. Il 26 per cento di loro ha capacità record nei calcoli matematici: nel resto della regione solo il 17 per cento vanta meriti simili. Ma il Volta è una scuola a sé. I docenti fanno squadra. I ragazzi hanno laboratori e persino uno studio Tv. Si fa lezione nel pomeriggio anche ai più bravi. Per farne dei protagonisti del mondo del lavoro. E nessuno mette in dubbio la reputazione dell’istituto.
fonte: l’Espresso