Scuola e giustizia

Parla di migliorare la scuola pubblica, mentre sposta denaro verso quella privata. Renzi è un demagogo. E un pericolo. Mette gli insegnanti gli uni contro gli altri: ha stabilito a-priori che solo il 5 % dei docenti di ogni scuola è meritevole di un premio, un incentivo economico. Com’è arrivato a “questa” soglia? Con quali criteri? Soprattutto: quali docenti verranno premiati? Deciderà il preside. Sembra già di vederli i portaborse, i leccaculo, i maratoneti dei “progetti-a-pagamento-sull’acqua-calda”, quelli che hanno sempre le carte a posto – le carte -, il registro in ordine, ma, poveretti, appena aprono bocca per fare lezione non sanno di cosa parlano. E non li ascolta nessuno. Questi, fatte le necessarie eccezioni, verranno incentivati.

A partire dai primi anni ’90 si sono registrati attacchi frontali al potere giudiziario, che hanno trovato espressione in minacciosi propositi di riforma di tipo ordinamentale. Ciò è avvenuto in un periodo nel quale i magistrati vantavano ancora una buona condizione professionale ed un forte sostegno della opinione pubblica, ancora scossa dalle stragi mafiose e sensibile al contrasto del fenomeno della corruzione, emerso negli anni della c.d. tangentopoli. Fatto sta che alcune riforme hanno inciso anche sulla gestione del potere interno alla magistratura, e così hanno condizionato anche la sua capacità di rispondere all’esterno.
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