Continua purtroppo, dopo il family day, l’ondata di diffamazione ai danni di associazioni e docenti sull’inesistente “teoria del gender”, parole con cui i gruppi ultra-cattolici di questo Paese si riferiscono erroneamente all’educazione di genere, altra cosa rispetto a quella che raccontano.
Nel Paese si respira un clima pesantissimo. Ieri i senatori della Lega hanno esposto in aula lo striscione “Difendiamo i nostri bambini”, la ministra Giannini per incassare la fiducia ha rassicurato sull’impossibilità di inserimento della materia, il ministro dell’Interno Alfano che twitta no alla teoria del gender, il modulo prestampato in cui i genitori chiedono di non proporre il gender a scuola. E soprattutto il ritiro dei libri, dalle biblioteche delle scuole materne, che rispettano le pari opportunità da parte del nuovo sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Stiamo assistendo in questi giorni ad un ulteriore attacco alla cultura e alla scuola italiana.
Un’ondata di odio su quelle associazioni che in questi anni hanno condotto, con ottimi risultati, dei progetti scolastici sull’educazione all’affettività e alle differenze per sradicare stereotipi e contrastare la violenza, l’omofobia e il bullismo. Esperimenti condotti grazie all’autonomia scolastica e a dirigenti sensibili, che andrebbero piuttosto sistematizzati nei programmi didattici, come richiede l’art. 14 della Convenzione di Istanbul, votata all’unanimità dal Parlamento.
Da quasi due anni ho depositato una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, rimasta chiusa in un cassetto della maggioranza. Il governo continua a rimandare ogni discussione, tra una fiducia e un’altra, e a rimanere in silenzio sul tema, alimentando teorie inesistenti, gettando in confusione i genitori italiani e fomentando i gruppi ultra-cattolici su modelli medievali. Il ritiro dei libri di Brugnaro è un gesto inaccettabile che rimanda disgustosamente agli anni bui del totalitarismo: il governo prenda al più presto provvedimenti.