di Angelo Gerosa.
Da buon reduce del secolo breve mi appassionano i romanzi scritti, al tempo del Patto di Varsavia, da scrittori polacchi e cecoslovacchi.
Custodisco una decina di romanzi delle Edizioni e/o ed ad ogni vacanza estiva ne rileggo un paio meravigliandomi ogni volta del loro divenire sempre più dei veri e propri reperti storici.
Sono libri che si trovano anche in biblioteca, in librerie fuori moda e, con un poco di fortuna, anche sulle bancarelle dell’usato.
Oltre al più conosciuto “Irresistibile leggerezza dell’essere” del boemo Milan Kundera (scritto in esilio ed in francese) troviamo una schiera di romanzi che meritano d’essere letti.
Lettura che consiglio per l’ironia, formidabile, amara, tagliente, spesso quasi oscena, e per la peculiarità di uno scrivere che viene da dentro, e non atterra mai nel sociale.
Composizioni uniche e probabilmente irripetibili, capaci di estraniarsi da un mondo che era fondato sulla retorica, sulle liturgie di regime e sulla demagogia, per immergersi totalmente nell’universo interiore di personaggi che fuggono dalle proprie paure e dalle proprie fobie per inseguire passioni travolgenti quanto spesso irraggiungibili.
Alla realtà, resa finzione dalla retorica e dalle liturgie del regime, si contrappone il proprio autentico universo interiore che proprio in quanto surreale e fantastico permette di sopravvivere.
E’ il mondo di Tom, protagonista di “Rondò” romanzo del polacco Brandys, che per inseguire un amore vive da inconsapevole ed involontario protagonista i cinque anni dell’occupazione nazista ed il successivo decennio stalinista. Una serie infinita e rocambolesca di battaglie, spionaggi, processi, prigioni che non lo distolgono minimamente dalla sua impossibile grande passione amorosa per l’attrice Tola, unica sua verità e necessità vitale.
E’ il mondo di Gold, ragazzo ebreo protagonista di “Sansone”, sempre di Brandys, che osserva ogni cosa con uno sguardo profondamente autentico e vero, proprio in quanto deformato.
E’ il mondo di Milos, apprendista ferroviere protagonista di “Treni strettamente sorvegliati” del praghese Hrabal che, alle prese con la sua ansiosa ricerca di una attesa quanto temuta iniziazione erotica, si trova a vivere un, per lui quasi insignificante, episodio di resistenza partigiana che lo conduce ad una morte eroica .
E’ il mondo di Dite, cameriere protagonista del romanzo “Ho servito il Re d’Inghilterra” dello stesso Hrabal che combatte la sua personale guerra per accaparrarsi il denaro ed il favore delle donne, fino a sottoporsi alle comiche cure dell’infermiera tedesca che deve attestarne le capacità di poter fecondare femmine ariane, proprio nel giorno in cui altri tedeschi fucilano decine di patrioti praghesi.
Surrealismo che giunge ad esagerazione forse impareggiabile nel volumetto “In culo oggi no” di Jana Cerna. Artista praghese che, rifiutando qualsiasi accomodamento con il regime, visse da poetessa maledetta, senza casa, lavoro, tessera sanitaria, amici e conoscendo il carcere per l’abbandono della figlia minorenne. Come dimenticare il suo manifesto contro la ragionevolezza? “Difendetemi dalla peste, dal tifo e dalla ragionevolezza. Ragionevolezza sono i preservativi, la televisione e la poesia sterile al servizio di un ideale costruttivo. La ragionevolezza priva della potenza, di qualsiasi potenza, da quella erotica a quella intellettuale”.
Arte reazionaria? Credo di no.
Arte vera, che riconosce con decenni di anticipo sugli storici e sui politici, e contro ogni evidenza, un vuoto immenso e precariamente instabile.
Vuoto che interpreta con le armi del surrealismo, dell’ironia e dell’erotismo.
Una originalità tanto prorompente da “bucare” lo schermo con le numerose opere che hanno messo in scena i romanzi sopramenzionati.
L’oscar come migliore film straniero vinto nel 1966 dal cecoslovacco “Treni strettamente sorvegliati”, il grande successo di critica del film ceco “Ho servito il re d’Inghilterra” del 2006 ed i notevoli incassi della pellicola statunitense “L’irresistibile leggerezza dell’essere” del 1988.
Un’immersione nel surreale che può invitare a prendersi una tregua con opere decisamente più tradizionali e datate quali le “Leggende praghesi” di Frantisek (ebreo praghese come Kafka) e “Due storie praghesi” Rilke (praghese di lingua tedesca come Kafka).