Quando porto di sera le nipotine da McDonald’s in viale Fulvio Testi a Sesto San Giovanni, devo fare un pezzo di strada finale pieno di ragazze nere le quali, caldo o gelo, pioggia o neve, offrono il loro corpo per i quattro soldi che i loro utilizzatori gli danno.
Una cosa da stringere il cuore, vedere queste ragazze, prevalentemente nigeriane, molte minorenni, fatte venire in Italia con l’inganno, costrette a vendersi per pagare il debito contratto con chi le ha così atrocemente raggirate, debito garantito da violenze e riti woodoo.
Si potrà mai stroncare un così atroce mercimonio?
Quando viene reclutata ha 15 anni, 4 fratelli e 4 sorelle. Vive con i genitori in campagna, vicino a Benin City, stato di Edo, Nigeria meridionale. Il padre resta invalido, così inizia ad aiutare la madre a vendere la verdura al mercato. Una mattina al banco si presenta una donna ben vestita, amica di famiglia. Propone a Loveth di partire per l’Italia. “Il lavoro e i documenti te li trovo io”. In cambio vuole 40mila naira: a Loveth racconta che sono circa 60mila euro. In realtà sarebbero appena 180. Ma la ragazza non conosce il valore dell’euro, e accetta. Anche perché si sente gratificata da una responsabilità enorme: aiutare la famiglia. Per suggellare questo patto la signora ben vestita la porta da un “Baba-loa”, un santone che pratica riti magici (woodoo o juju). A casa sua la fa inginocchiare, si fa consegnare un ciocca di capelli, peli pubici, una fotografia e un lembo del suo vestito. Invoca gli spiriti degli antenati: Loveth è impressionata, giura che obbedirà sempre alla signora che la deve portare in Italia.LEGGI L’INCHIESTA DI REPUBBLICA