di Renzo Baricelli. Moltissimi abitanti di questo nostro paese che si chiama Italia, hanno seguito l’ascesa di Matteo Renzi al vertice del PD e poi al vertice del governo della repubblica.
La vicenda ha suscitato varie reazioni. Osservando l’elettorato del Pd si notano atteggiamenti e giudizi contrastanti su ogni passo fatto da Renzi.
Nella maggioranza di questo elettorato alla fine sembra prevalere una speranza: che Renzi come persona possa imprimere una azione di governo risolutiva dei gravi problemi dell’Italia.
La storia ci ricorda come a grandi speranze possono succedere grandi disillusioni. . E anche di molto peggio. Ma non è questo il punto sul quale insistere oggi.
Anche se il nuovo governo durerà tanto o poco è argomento che oggi fa solo perdere tempo.
Per ragionare sulla situazione in cui ci troviamo occorre non perdere di vista che la crisi politica è un fatto reale di una gravità tale che sarebbe un errore esiziale sottovalutarla. Altrettanto pericoloso dimenticarsene. Non è concessa alcuna distrazione.
I fatti del mondo ogni giorno ci fanno vedere come, apparentemente all’improvviso scoppino drammaticamente situazioni che si sapeva tese ma si riteneva non a tal punto da determinare rivolte di massa.
Questo sta a dimostrare come i sistemi politici in quel momento vigenti spesso si rendono conto della gravità della situazione solo dopo che è scoppiata. Ecco: è possibile oggi in Italia evitare questo rischio? Cioè riuscire a risolvere i problemi prima che la situazione esploda?
Tutti magari no, ma la stragrande maggioranza degli italiani ha la speranza che il sistema democratico sia forte abbastanza da garantire i diritti e le libertà costituzionali agli abitanti di questa nostra repubblica.
E non viene percepito il pericolo reale di un tracollo che cresce insieme all’aggravarsi e allungarsi delle difficoltà economiche e sociali che pesano su una parte grande dei lavoratori e del ceto medio.
Ecco a me pare che quando si analizza la vicenda Renzi e la nascita del suo governo non si debba prescindere dalla consapevolezza della gravità della crisi politica E in questo quadro vanno analizzate anche le scelte politiche del Partito Democratico.
I gruppi dirigenti del capitalismo italiano, insieme ai gruppi dirigenti delle categorie sociali più avvantaggiate e le corrispondenti rappresentanze politiche, hanno avvertito il pericolo montante di un sommovimento nella società italiana e cercano di correre ai ripari.
Possiamo benissimo prendere come inizio di questo correre ai ripari le “imposte” dimissioni di Berlusconi da primo ministro, la nascita del governo Monti.
Il tentativo di dare forza a un raggruppamento politico di centro con le votazioni politiche del febbraio del 2013 è miseramente fallito. Il risultato elettorale ha spiazzato e reso difficile soluzioni politiche per la formazione di un governo in grado di gestire in qualche modo la crisi economica.
La situazione economica non lascia margini per ricostruire una consenso intorno alle forze politiche di centro destra. Ma padronato capitalistico e categorie sociali avvantaggiate non si fidano del centrosinistra e negano a Bersani ogni possibilità di formare il governo.
Si doveva eleggere il presidente della Repubblica e l’ingorgo istituzionale rendeva la situazione politica ancora più rischiosa. La soluzione che hanno trovato è stata quella delle larghe intese e della rielezione di Napolitano. Infatti il Pd deve abbandonare l’idea di fare un governo di centro sinistra. Viene dato l’icarico a Letta.
Si spacca il Pdl e si cerca di rilanciare una coalizione di governo pulita dalla ingombrante figura di Berlusconi.
La situazione economica non migliora. La destra Berlusconiana agita pericolosamente le acque per non perdere consensi. La miscela Berlusconi Grillo arrischia di esplodere. Bisogna trovare una soluzione e in gran fretta. Inizia l’operazione Renzi. Anche il Pd, guardandosi intorno, data la situazione che si è creata non vede altre soluzioni.
Il sistema di potere, non potendo trovare margini per una politica di interventi sociali che allenti la morsa della crisi economica sui lavoratori e ceti medi, cerca di usare Renzi per utilizzare il tempo della speranza che dispone all’attesa e intanto riuscire ad acchiappare un filo di ripresa economica prima che la situazione sociale possa sfuggire a ogni controllo.
Per arrivare all’oggi, a me pare che nell’operazione Renzi, non ancora dipanata, si vada inserendo molti obbiettivi: ideologici, politici, economici intrecciati tra loro.
Sarebbe troppo lungo farne adesso un esame ma decifrando attentamente le parole di Renzi e del dibattito alle camere sulla fiducia si può già intuirne la natura.
Dalla crisi non se ne esce ritornando alla realtà precedente. I rivolgimenti saranno tanti. La sinistra deve evitare di farsi sbriciolare definitivamente. Ma ha la possibilità di rilanciare l’idea di un nuovo centro sinistra. Questa sarà una impegnativa e decisiva battaglia politica e culturale: per una idea nuova dell’Italia futura .