CHECCHINO ANTONINI29 FEBBRAIO 2020DIRITTIESTERINOTIZIEPOLITICARIVISTA
Èun crimine rivelare i crimini di guerra? Quali sono i confini tra il giornalismo e lo spionaggio? È giusto che le libertà digitali vengano confiscate da poteri statali e potentati economici? E quali sono i limiti del segreto di Stato? C’è tutto questo in ballo alla Woolwich crown court, periferia di Londra, a pochi metri dal carcere di Belmarsh dove Julian Assange è rinchiuso dall’aprile del 2019. Per il verdetto finale ci vorrà tempo ma finché governeranno i tories, il sì di Londra è scontato da quando il ministro dell’Interno, Sajid Javid, ha annunciato la firma dell’istanza d’estradizione negli Usa.
Con buona pace della clausola del trattato del 2003 che vieta le estradizioni per reati politici. D’altronde i giornalisti investigativi, con terroristi e spie russe, sono da dieci anni in testa alla classifica dei nemici pubblici del ministro della Difesa. Inoltre, se vincesse la linea Trump, dovrebbero essere considerati complici di spionaggio tutti i giornali che hanno collaborato con Wikileaks, tipo Guardian, Spiegel o Le Monde. Un enigma che aveva indotto Obama a desistere dalla caccia…per continuare a leggere cliccare: