Salva banche: storie di chi ha perso tutto

Roberta Gaini mostra l'azzeramento delle sue obbligazioni - dal sito de La Repubblica

Roberta Gaini mostra l’azzeramento delle sue obbligazioni – dal sito de La Repubblica

Il volto nascosto del salva banche: le storie di chi ha perso tutto

Rabbia, frustrazione, amarezza: sono arrivate centinaia di segnalazioni di persone, soprattutto anziane, che si sono ‘fidate’ delle quattro banche salvate (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) sottoscrivendo titoli che ora valgono niente

di MAURIZIO BOLOGNI e LAURA MONTANARI

FIRENZE – “Perché di noi non scrivete?”. Voci lontane, che arrivano da paesi, frazioni, piccole città di questa Italia. “Nessuno si occupa di questa truffa? Guardi che siamo tantissimi, siamo la nuova Parmalat”. Esagerano. Messaggi via mail o registrati nelle segreterie telefoniche, grida di gente che teme di non avere abbastanza voce per farsi sentire. Sono i rovinati del decreto Salva-banche varato dal governo: “Siamo la macelleria sociale, quelli che è stato facile ingannare”. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati, piccoli risparmiatori, gente distante anni luce dalle alchimie finanziarie o dalla acrobazie azionarie, quelli che si presentano allo sportello e dicono: “Ho da parte questi soldi, cosa mi consiglia?”. Quelli che raccomandavano: “Che sia un investimento sicuro, eh?”. Benvenuti alla roulette russa delle azioni volatili, dei bond subordinati al veleno.

“Ho perso trentamila euro, la metà dei risparmi di una vita. All’Etruria mi hanno fatto vedere un foglio, dei miei soldi non resta niente”. Zero. Mario è pensionato e abita a Empoli, in Toscana, ma il suo è soltanto uno dei tanti casi. Da Chieti, da Terni, da Pescara, da Ferrara, da Grosseto e Arezzo. Da nord a sud. Dalla Banca Etruria alla Banca Marche, dalla Cassa di Risparmio di Chieti alla Cassa di Risparmio di Ferrara. Dai posti insomma in cui ci si fida e l’impiegato della banca si trasforma in una specie di consulente finanziario consultato al volo, con le mani piene di borse della spesa. “Siamo le vittime di quel decreto – racconta Roberta Gaini, 50 anni, toscana, impiegata in una ditta chimica – non riesco più a dormire da giorni. Mi hanno preso i soldi che mi aveva lasciato mio padre, ho perso 62 mila euro in obbligazioni subordinate, 20 mila li ha persi mia madre e dieci mila mia sorella. Come la chiamiamo se non una truffa?”.

Rabbia, sconforto e sospetti per migliaia di risparmiatori delle quattro banche “salvate” dal governo con un conto che pagano – e salato – loro: “Nel 2007 avevo un profilo a basso rischio, quando ho rinnovato le obbligazioni subordinate – riprende a raccontare in lacrime Roberta, mamma di due bambini -. Il profilo di rischio non me l’hanno dato. L’ho richiesto ora alla banca. Io non avrei mai accettato di rischiare il patrimonio per una percentuale di uno punto o due o tre in più. Ma ci rassicuravano, dicevano: signora ma ha mai visto fallire una banca?”. Eccoci qua.

Silvia Trovò abita a Voghiera, in provincia di Ferrara, ha un’azienda agricola che produce frutta e seminativi: “Dal venerdì alla domenica del 22 novembre per noi è cambiato tutto, abbiamo perso 26mila euro in obbligazioni subordinate e azioni della CariFerrara. Erano i soldi che mio padre, anche lui agricoltore, ci aveva lasciato: non può capire il dispiacere e la rabbia”.

I consumatori: nodo sofferenze e consapevolezza degli investitori

Nella battaglia, schierati dalla parte dei piccoli risparmiatori, sono scese in campo subito le associazioni dei consumatori. I risparmiatori hanno aperto pagine su Facebook per tenersi aggiornati e organizzare manifestazioni: “Vogliamo andare a Roma e stiamo organizzando un pullman per arrivare a protestare davanti a Montecitorio” fanno sapere. “Non staremo zitti” promette un altro. Daniele scrive via mail: “A mia suocera, che ora ha 93 anni, Banca Etruria ha venduto quattro anni fa obbligazioni per 10mila euro in sostituzione di altre rimborsate alla scadenza naturale si sono guardati bene dall’avvisare che erano subordinate, fra l’altro con interessi non eccezionali, facendo firmare le solite paginate che non si leggono fidandosi dal funzionario, sono sicuro che quella operazione era stata richiesta a rischio zero. In questa storia non sono coinvolti come volevano far credere, gli investitori istituzionali, ma migliaia di risparmiatori”.

Massimo Cionco è invece un risparmiatore di Banca Marche: “Sono possessore di azioni per 4.215 euro che adesso valgono zero, sono indignato. Alla mia banca cercavano di proporre o far acquistare queste azioni fino al giorno precedente al commissariamento! Sono indignato perché ci hanno proposto l’aumento di capitale del 2012, senza comunicare l’avvertimento dato dalla Banca d’Italia”. Un altro cliente di Banca Marche si sfoga: “Siamo diventati all’improvviso i figli del Diavolo, da questa vicenda esco distrutto economicamente e moralmente”.

LA STORIA. “Mia sorella down ha perso tutto quello che le serviva per andare avanti”

Sono centinaia le storie e le mail postate dai lettori e in comune hanno la certezza di essere stati i protagonisti di un clamoroso raggiro: “Ci hanno fatto credere di poter avere rendimenti del 4 o 5 per cento lordi per dieci anni senza rischiare nulla” spiega uno di loro. E ancora: “Sono Liliana di Arezzo, scusi se disturbo le scrivo per far si che non passi inosservato l’esproprio autorizzato domenica 22 novembre nei confronti di noi risparmiatori che avevamo creduto in banche del territorio. Io e mio fratello abbiamo fatto un investimento con obbligazioni subordinate a detta della banca sicure, e con un buon andamento”. Quando le cose cominciano a precipitare i clienti tornano a bussare alle loro banche: “Ci siamo informati se era il caso di rimanere o meno con Etruria e ci hanno rassicurato dicendo che la banca era sottoposta a controllo commissariata e che sarebbe mai fallita…”.
Roberta, “Io, rovinata dal decreto Salva banche”

Nessuno al momento ha il quadro esatto di quanti siano i risparmiatori coinvolti in questo crac: “Siamo duecentomila e nessuno ascolta la nostra disperazione”. Spesso sono storie strazianti come quella che racconta Francesca Parisi, da Civitavecchia: “Mio padre, correntista Banca Etruria da 40 anni, invalido al 100% e cardiopatico cronico, aveva affidato i suoi risparmi di una vita da operaio (40mila euro) all’istituto di credito succitato, in virtù di un rapporto di estrema fiducia. Nessuno l’aveva avvisato dei rischi che correva con le obbligazioni subordinate, lui era tranquillo, si fidava ciecamente del dipendente che gliele aveva proposte, pur avendo un profilo di rischio basso (secondo la Mifid). In un momento lui si è visto azzerare i suoi risparmi, che gli servono per curarsi”. E aggiunge: “Sono una dei tanti disperati, una vittima della macelleria socio-umana di questo governo, della gestione dissennata dei dirigenti di Banca Etruria e non so come comunicarlo a mio padre, perché potrebbe verificarsi un serio attentato alla sua fragile salute, oltre al danno finanziario subito. Il decreto, emanato in un pomeriggio domenicale di novembre, in sordina, artatamente pianificato, ha ridotto al lastrico circa centomila risparmiatori italiani”. Si sentono truffati e derubati, si sentono vittima di un raggiro gigantesco.

Ci sono interi paesi e frazioni dove magari quelle quattro banche erano la sola banca del centro abitato e tutti andavano lì, da anni a volte anche da generazioni. Come a Vitolini, frazione di Vinci, nell’empolese: un paese che ha pagato un conto salatissimo per Banca Etruria. Li vedi al bar “Il circolo” o nel solo alimentari, lungo la strada per il Montalbano. Facce stralunate, foglietti bianchi in mano pieni di numeri e percentuali che finiscono tutte inesorabilmente con un numero: zero. Carta straccia di bond subordinati e azioni, niente fra le mani se non la rabbia e lo shock di chi si è impoverito nel giro di 24 ore.

fonte: La Repubblica

http://www.repubblica.it/economia/2015/12/04/news/il_volto_nascosto_del_salva_banche_le_storie_di_chi_ha_perso_tutto-128714257/?ref=HRER1-1