Nostro servizio
Renzi dice “rottamiamo l’articolo 18”.
Usa il verbo al presente, nel senso che la rottamazione era in corso. E lui era tutto soddisfatto. Evidentemente era troppo grosso l’impatto negativo e doveva aggiungere subito qualcosa e ha parlato di co.co.co. E di precariato finito e di contratto a tutela crescente.
Ha cercato ancora una volta di far credere che è tutta roba nuova, oro zecchino.
Mi viene in mente il pataccaro sul piazzale dell’autogrill intento a rifilarti il solito orologio d’oro a un prezzo stracciato. Se qualcuno tra gli astanti si mostra dubbioso, ecco subito si fa avanti un signore (che in verità è un suo compare) a testimoniare in favore della bontà della merce del venditore.
Vi ricordate Berlusconi quando ha firmato il finto contratto con gli italiani e il suo compare Vespa?. Il milione di posti di lavoro? Berlusconi il mestiere del pataccaro sapeva farlo e c’è voluto parecchio perché gli italiani si disincantassero, se non tutti almeno una buona parte.
Vi ricordate Monti che un giorno si e l’altro pure vedeva la luce della ripresa in fondo al tunnel ?
Ma Monti come venditore di patacche non era un granché.
Vennero Bersani e Enrico Letta che le patacche non le volevano vendere e gli italiani capirono che la situazione era seria e avrebbero potuto perdere la pazienza.
Bisognava correre ai ripari e viene scelto Renzi che dei mali dell’Italia dà la colpa a tutti cantando però le lodi del padronato e di Marchionne quando costui ha dimostrato di sapere come imporre il suo potere ai Lavoratori, alla Confindustria e al Governo.
Perché rottamare Renzi? Perché è il più vecchio e arrugginito di tutti: ci vende l’ottocento, cancella in un colpo solo un secolo di lotte, i mali dell’Italia sono i lavoratori che avendo conquistato troppo sono diventati lazzaroni.
Lui dice a parole di essere contrario alle ricette liberiste ma smisuratamente vuole applicare quella più velenosa e cioè: quando c’è crisi economica l’insieme del padronato punta a pagare meno il lavoro ma l’obbiettivo più grosso che vuole conseguire è quello di indebolire il lavoratori sindacalmente e politicamente, di togliere quei diritti e quel potere di contrattazione scritti nei contratti e nelle leggi.
Il delitto politico di Renzi è proprio quello di essere riuscito dove uomini della destra fallirono.
La così detta riforma del mercato del lavoro, dal punto politico ha prodotto un cambiamento esiziale: prima il lavoratore non si sentiva ricattato, non temeva almeno in via di principio e di poter essere cacciato dal lavoro se rivendicava i suoi diritti. Adesso non è più così.
Un conto è costringere a cedere qualcosa in termini di prestazioni e di salario, un conto e la cancellazione di diritti sanciti, far pesare addosso una sconfitta politica, negare la positività di conquiste che hanno dato dignità e uguaglianza al lavoratore di fronte alla parte padronale. Cancellare il ricordo delle conquiste e quindi la speranza che valga la pena lottare.
Questa è l’operazione ideologica, culturale e politica che è stata condotta contro la esperienza storica del movimento dei lavoratori italiani.
Purtroppo deprivati delle capacità difensive che per i lavoratori risiedevano nelle loro organizzazioni sindacali e politiche non solo quelle di sinistra ma anche quelle cattoliche compresa la Democrazia Cristiana.
Le responsabilità dei gruppi dirigenti borghesi, complessivamente intesi, per la regressione del sistema Italia è gravissima. Ma una evidente responsabilità la si ritrova anche i quei dirigenti delle organizzazioni sindacali e politiche che si sono lasciati convincere che le ricette liberiste erano e siano le sole possibili e, quindi, hanno finito per rinunciare a rappresentare gli interessi materiali, ideali e politici dal punto di vista dei lavoratori. Comunque, sbagliatissimo è vedere soltanto quest’ultima.
E’ vero, è stata condotta ed è ancora in pieno sviluppo una campagna formidabile per nascondere le responsabilità della crisi economica connaturata al sistema capitalistico/finanziario di produzione e dei suoi gruppi dirigenti. Ma grave è stata in Italia l’incapacità del PD di denunciare queste responsabilità e senza la denuncia delle cause della crisi diventa impossibile indicare soluzioni alternative e, su questa base, mettere in campo una efficace difesa.
Nell’interesse dell’Italia e degli italiani serve costruire una alternativa democratica progressista a Renzi. Ed è necessario impegnarsi fin da subito se non si vuole che, quando gli italiani finalmente rottameranno Renzi abbiano come alternativa di governo soltanto le destre.
Grazie Renzo!
RENZO BARICELLI