Sanità Roma, inferno San Camillo: “Pazienti ammassati al Pronto soccorso”
Malati sui materassi a terra. Nei sotterranei lite per i letti tra clochard, uno è grave
di VALENTINA LUPIA
È emergenza “materassi” al San Camillo di Roma. Nella notte tra venerdì e sabato un polacco di 52 anni è stato arrestato per aver percosso ripetutamente una sua connazionale di 47 anni per un “posto letto” nei sotterranei del padiglione Marchiafava. La donna, che ha riportato fratture ed emorragia celebrale, è stata operata ed è ricoverata in prognosi riservata. Se nelle cantine si litiga per dormire, al pronto soccorso c’è da aspettare ore per curarsi. La lotta tra i barboni senza tetto per dormire, la folla di malati nelle astanterie dell’ospedale: sono giornate drammatiche per il grande ospedale di Monteverde.
“C’è veramente troppa gente ad aspettare. Troppi malati, anche gravi. Mai vista una cosa simile, non è normale aspettare così tanto”. A parlare è solo una delle tante persone che aspettano che il proprio caro venga sistemato su un letto, visitato, ed eventualmente, con qualche fortuna, curato. E i commenti, tutti simili tra loro, non fanno che ripetersi, mentre arrivano altri malati che si aggiungono a quelli che già attendono da tempo, in qualche caso da ore insieme ai parenti, ai familiari priù stretti. Se i corridoi sono per lo più liberi, con pochissimi letti che non sono nelle apposite sale, nelle stanze principali i pazienti si trovano a pochi centimetri l’uno dall’altro, tenuti costantemente sott’occhio da medici e infermieri che a stento riescono a passare tra un letto e l’altro. Così vicini che “alcuni sporcano di sangue altri, altri ancora consumano un pasto vicino a pazienti già morti”, spiega Maddalena Schiano, sindacalista Anaao.
E il flusso di persone che “mette in difficoltà da circa sette giorni”, spiega un infermiere dal pronto soccorso, non sembra interrompersi. “Staremo qua tutta la notte”, esclama un signore che, appena entrato, si rende conto del sovraffollamento già dal Pronto soccorso. Addirittura, “nelle ore di picco sono stati messi due materassi per terra perché se fossero arrivati altri malati non avremmo saputo dove metterli. Mica avremmo potuto sistemarli sul pavimento. Malati, in terra, al freddo”, spiega Domenico P., un infermiere, nel corso di un sopralluogo con Alessio D’Amato, responsabile regionale della cabina di regia della Sanità, col direttore generale Antonio D’Urso, col direttore sanitario Francesco Cortese e con dirigente della medicina d’urgenza e del pronto soccorso Emanuele Guglielmelli.
Se dai vertici ci si batte per ribadire che “non si ha la bacchetta magica” e che “il processo di miglioramento, in corso, è graduale “, numerosi pazienti, estenuati dalle ore di attesa, si lamentano della situazione e di non “poter vedere i propri cari – spiega Marco Lelli, del sindacato Nursind – un diritto che, in questa situazione di caos generale, viene loro negato per problemi logistici e di gestione”, nonostante “sia stato istituito un orario di visita al pronto soccorso “, aggiunge Guglielmelli, sottolineando l’anomalia della situazione.
Non negano che ci sia un sovraffollamento il direttore generale D’Urso, quello sanitario Cortese e il dirigente Guglielmelli, ma ci tengono a puntualizzare: “Nessuno ha dato disposizioni o autorizzazioni a mettere dei materassi in terra: sarà stata solo un’azione preventiva”. Anche perché “sono arrivati da poco cinquanta nuovi letti e li abbiamo dati tutti al pronto soccorso, che stiamo provvedendo ad ampliare”, aggiunge D’Urso, “inoltre il 16 gennaio arriveranno due nuovi medici”, dice Cortese.
Ciò nonostante il pronto soccorso dell’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, così come quello degli altri ospedali della città, è in seria difficoltà. Oltre alla struttura di Monteverde, dove ogni giorno passano oltre cento malati, i più congestionati, sono il Policlinico Umberto I, il Gemelli e il Sandro Pertini, che sono d’altra parte tra i maggiori nosocomi della Capitale. “Ma stiamo provvedendo a migliorare la situazione e ce la faremo”, conclude Alessio D’Amato, responsabile regionale della cabina di regia della Sanità.
Al collasso anche altri ospedali italiani, come il San Giovanni Bosco di Torino. che a tre giorni dal ricovero, ieri pomeriggio, era ancora in barella al pronto soccorso. Il figlio di una paziente ricoverata, dopo tre giorni in barella al pronto soccorso, ha deciso di presentare un esposto alla Procura indirizzando la sua denuncia, in copia, anche al ministero della Sanità.
fonte: La Repubblica
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/01/10/news/inferno_san_camillo_pazienti_ammassati_al_pronto_soccorso_-130943478/?ref=HREC1-18