Roma: parla Marino

Il coro “Marino dimettiti” Lo ricordo bene. Un coro sguaiato. Fu la sigla finale dell’unico tentativo di imporre a Roma la discontinuità di cui ha disperato bisogno. Fu un misto di malafede, di calcolo politico, d’irrazionalità e di interessi. Lo scopo principale era fermare un sindaco e una giunta intellettualmente indipendenti dal consociativismo dei partiti. Allora usai una metafora: se non fosse bastato il falso scandalo degli scontrini, dal quale sono stato assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”, qualcuno sarebbe arrivato a mettermi la cocaina in tasca, pur di allontanarmi. E appena sono stato mandato via sono ricomparsi tanti personaggi opachi del passato. Fra Marra e la Raggi c’è un rapporto di lunga durata. Io lo avevo relegato in un ufficio senza poteri esecutivi. Leggo che in quel periodo Marra entrò in contatto con i grillini. Immagino che, una volta eletta sindaca la Raggi, si sia sentito in diritto di incassare un posto centrale nell’Amministrazione comunale.
L’impressione è che (La Raggi) abbia come punto di riferimento esclusivo un certo mondo della destra romana. È grave perché le cittadine e i cittadini romani l’avevano eletta nella speranza che fosse in grado di dare una svolta anche nella scelta della classe dirigente.