Migliaia in piazza a sostegno di Tsipras, tra sirtaki e canzoni greche
Sindacati, partiti, associazioni, movimenti e tanti esponenti del mondo della cultura. Tutti in corteo a Roma contro l’austerità
di CARMINE SAVIANO
ROMA – Zaino in spalla, sorridente. Felice di essere a Roma. Di aver manifestato insieme ad altre diecimila persone. Perché ne “ho vissute tante, ma questa volta è diverso: sono stato ad Atene e quella notte ho visto vincere la sinistra. Ho visto un popolo che ha scelto la sinistra”. Antonio Alicino, sui sessant’anni, milanese. Fa parte di Radici, una piccola associazione anti-razzista. Che insieme a centinaia di altre ha aderito a “Dalla parte Giusta” la giornata di solidarietà indetta per celebrare la vittoria elettorale di Alexis Tsipras. E per aprire, anche in Italia, una strada verso la costruzione di un nuovo soggetto di sinistra. Una Syriza tricolore in grado di aspirare al governo del Paese.
Un Paese altro. In grado di “fuggire dalla trappola dell’austerità”, in grado di essere parte attiva di un processo riformista “che metta alle corde i diktat della Troika”. Un Paese che sottragga l’Europa a quella “egemonia della finanza e del capitale che annichilisce la democrazia”. E’ questa l’ambizione di chi oggi ha promosso e ha aderito alla manifestazione romana. Dai partiti di sinistra ai sindacati, dalle associazioni di categoria ai movimenti. Tutti alla ricerca dell’unità perduta senza la quale la sinistra italiana non ha ragione di esistere. Tutti con lo sguardo rivolto verso Atene, verso il nuovo governo di Tsipras: un modello da esportare in pieno.
E già dalle 14 piazza Indipendenza, alle spalle della Stazione Termini, inizia a riempirsi. Sirtaki d’ordinanza, bandiere del Che e poster di Tsipras, volantini che passano di mano in mano. Sorrisi e abbracci tra compagni ed ex compagni. Nichi Vendola e lo stato maggiore di Sel che marciano fianco a fianco con Paolo Ferrero, Maurizio Landini, Paolo Cento e gli europarlamentari eletti a maggio nelle liste dell’Altra Europa con Tsipras. Arriva anche Stefano Fassina in rappresentanza della minoranza del Partito Democratico. “Ma lo fanno questo partito insieme?”, si chiedono in piazza.
“Siamo qui per manifestare la nostra solidarietà a Tsipras, per dire no all’Europa che si sta trasformando in una fortezza che lascia morire in mare che cerca solo accoglienza, chi scappa dai conflitti”. Il corteo inizia a muoversi su queste parole. Mettendo in fila gli avversari: la Merkel, Draghi e la Bce, il governo italiano che “ipocritamente accoglie Alexis e poi mette in atto politiche che non si scostano di niente da quelle dell’austerity”. Nichi Vendola prova la sintesi politica degli umori in piazza: “I mercati si disgustano quando il popolo greco vota Tsipras. I mercati non sopportano il processo democratico. In Europa c’è la strana idea che chiunque vinca comanda la troika. Ma Tsipras ha rotto questo giocattolo”.
Ci si muove attraversando il pomeriggio romano. “Syriza, Podemos: abbiamo il dovere morale di costruire anche in Italia uno schieramento simile”, dice un iscritto a Sinistra e Libertà. Poi alcuni militanti a Cinque Stelle attraversano la strada: hanno dei cartelli in cui chiedono un dialogo tra Grillo, Tsipras e la sinistra italiana. “E’ l’unico modo. L’unico modo per uscire dallo schema delle Grandi Intese, per restituire una prospettiva a questo Paese”, dicono. E mentre si riflette sull’ipotetica alleanza continua uno dei lietmotiv della gioranta: la caccia al “compagno greco”. Trattati come simboli viventi. “Eccone lì alcuni, sentiamo che dicono”. Tutto interrotto da alcuni esponenti di centri sociali che lanciano uova sulla polizia in via IV novembre. Pochi attimi di tensione, poi il corteo riprende la sua marcia verso il Colosseo.
Dove i manifestanti vengono accolti da un palco improvvisato su un camion. “People Have The Power” di Patti Smith e “London Calling” dei Clash prendono il posto del sirtaki. Inizia Luciana Castellina. Parole dure: “L’Europa la deve smettere di ritenersi il faro della democrazia se è incapace di accogliere i rifugiati”. E’ una delle sotto-tracce di tutti gli interventi: la vittoria di Tsipras come possibilità di innestare quel cambiamento in grado di rompere il “vizio finanziario” che trasforma l’Ue in un luogo dove contabili che si fingono politici non fanno altro che speculare difesi dai valori fondanti del Vecchio Continente.
Quella che prende corpo è un’agenda delle mobilitazioni prossime venture. Riccardo Laterza della Rete della conoscenza annuncia una manifestazione nazionale per il 12 marzo e la partecipazione a Occupy Francoforte, la giornata di protesta del 18 marzo. Marco Bersani della Rete Attacc incita tutti alle iniziative contro il TTIP in cantiere il 18 aprile. Poi l’intervento di Stefano Fassina: il dovere di “un’alternativa al liberismo”, la necessità di “prendere una medicina per lo sviluppo”, l’obiettivo di ribaltare la linea di marcia dell’Europa. Applausi e qualche fischio: la rabbia nei confronti dei militanti del Pd che “ancora stanno con uno come Renzi” è tanta.
E il governo è il principale obiettivo polemico dell’intervento di Nicola Fratoianni, Sel. “Cambiano la Costituzione di notte, con meno della metà dei parlamentari: un autoritarismo insopportabile”. Paolo Ferrero si scaglia contro le banche. Poi il delegato Fiom che invoca uno sforzo ulteriore per modificare le politiche sul lavoro. E Moni Ovadia che legge un messaggio inviato da Marco Revelli: “Bisogna combattere contro l’arroganza di Matteo Renzi e dei suoi manipoli, impegnati soltanto a manomettere la Costituzione”. E Ovadia invoca la costruzione di una nuova formazione di sinistra.
Ed è proprio questo tema il convitato di pietra della giornata: un nuovo contenitore in grado di dare rappresentanza politica unitaria alle mille lotte in cui è impegnata la sinistra italiana. La sfida è ardua. Ma la percezione – almeno quella dei militanti in piazza – è che orami non c’è più tempo per nascondersi dietro rendite di posizione, giochi di potere e accordi per sopravvivere. I prossimi mesi saranno decisivi, insomma, per capire se la Brigata Kalimera riuscirà a trasformarsi in un partito. Intanto un motivo concreto di unità esiste: appoggiare Tsipras e tifare per il leader greco nel suo braccio di ferro contro l’Europa a trazione tedesca.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2015/02/14/news/tsipras-107312486/