18 settembre
«In questi lunghi anni sotto scorta, nel corso dei quali ho affrontato molti attacchi, quel che in assoluto più mi ha ferito sono state le accuse di plagio, perché ho sempre scritto e lavorato ai miei articoli e ai miei libri personalmente e con dedizione. Ho sempre cercato fonti e notizie ovunque le trovassi. Ho sempre voluto come prima cosa accertarmi che quanto stessi raccontando fosse vero, provato, verificato. Ecco perché voglio informare la folta comunità di Facebook, i miei amici virtuali, di un processo che va avanti dal 2008. Quell’anno al Festivaletteratura di Mantova raccontai la grammatica di alcuni quotidiani in terra di camorra – o come dicono molti “in terra di Gomorra” – una comunicazione agghiacciante, di cui poi ho parlato in uno speciale di Che tempo che fa. Immediata arriva la citazione in giudizio da parte dell’editore dei quotidiani di cui avevo parlato. Non mi accusavano di averli diffamati, ma di aver totalmente copiato Gomorra. Quando si racconta ciò che accade nel medesimo territorio, è sempre possibile dire: “L’avevo scritto prima io”. Ora, per Libra Editrice – la società che pubblica “Cronache di Napoli” e il “Corriere di Caserta”, il cui vecchio editore, Maurizio Clemente, è stato già condannato a otto anni e mezzo di reclusione per estorsione a mezzo stampa – Gomorra era interamente tratto dai loro quotidiani. Il Tribunale, nella sentenza di primo grado, ha rigettato le loro accuse, condannandoli anzi al risarcimento di danni: hanno loro “abusivamente riprodotto” due miei articoli. Naturalmente hanno fatto ricorso in Appello e la loro condanna è stata confermata. I giudici hanno poi ritenuto che due passaggi del mio libro avrebbero come fonte due articoli dei quotidiani di Libra. Neanche due pagine su un totale di 331. Ricorrerò in Cassazione. Anche se si tratta dello 0,6% del mio libro, non voglio che nulla mi leghi a questi giornali: difenderò il mio lavoro e i sacrifici che ha comportato per me e per le persone a me vicine.»
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