Roberto Pennasi racconta l’USBEKISTAN (ultima parte)

images
24/04/2013 Samarcanda ore 23
Giornata intensa di cose e di emozioni. La grande moschea del Bibi Khanoum. L’ingresso centrale è a tre cupole ricoperte di tessere che, ci dicono, sono state rimesse con buon restauro. A differenza di altri paesi islamici con clima molto secco e caldo, in Usbekistan il clima invernale piovoso e freddo fa sì che le piastrelle decorate e colorate abbisognino di continua risistemazione. Nel cortile un enorme leggio di pietra con larga base di appoggio e sopra due marmi tagliati a contenere un sacro Corano portato da Tamerlano nella sua capitale, ora altrove. Ne risulta una forma curiosa che al nostro occhio profano par quasi un animale bicorno.
La piazza del Registan, considerata una delle più belle del mondo islamico, si apre alla vista dall’alto della gradinata che porta al grande piazzale centrale. Ti fermi a guardare e subito ti è chiaro che ogni immagine vista non rende ciò che ora ti appare. L’ampiezza del luogo, la gran simmetria delle tre costruzioni, il grande frontale sul fondo e tutto il muoversi dentro la piazza è immagine unica. Straordinaria e stordente. E scendi i pochi gradini senza togliere lo sguardo. Poi, immerso in quel tutto ti giri a guardare le grandi facciate, i colori, gli smalti, le forme diverse, il gioco dei pieni e dei vuoti, e provi un senso profondo di bello, che va ricordato oltre il tempo. Disturba d’intorno (ma è vita che scorre) l’eccesso di gente presente.
E più ancora, in ogni Madrassa, la continua presenza di spazi usati a mercato per mille oggetti diversi. L’entrare e l’uscire permette una visione precisa del gioco di intarsio di ogni parete e delle altre volte a sovrasto di spazi più ampi o più angusti.
Vicino poi c’è il mausoleo del gran Tamerlano. E’ piccolo per quel che contiene, con tombe in camera sotto il terreno. Si accede con una breve scala e subito trovi di fronte la tomba del Re, con sopra un enorme coperchio di giada verde che è reso ancora più scuro dal buio d’intorno. Si pranza in un bel ristorante e in fretta da lì si riparte. Ci attende la grande necropoli che contiene le spoglie delle donne dei Khan e dei notabili del tempo ed una Moschea che viene chiamata la tomba del re vivente. Il viale di tombe, a guisa di Moschee, con delle costruzioni di varia grandezza è di gran suggestione. Son tutte diverse tra loro e il sole del pomeriggio vi crea suggestione di luci e di ombre, sbalzando tra altezze diverse dei monumenti.
La Moschea della Paura è semidistrutta e prende il suo nome dai possibili crolli. Il multicolore mercato all’aperto con gente che cerca tra i banchi ti restituisce a una vita vissuta in diretta e pulsante. Torniamo a piedi al gran Registan che, alla luce diversa di quel pomeriggio avanzato, presenta aspetti inconsueti e dà suggestioni diverse. Veloci in hotel e poi ancora a Teatro. Dicevano essere sfilata di costumi del tempo. E’ invece una storia d’amore cercato ed infine raggiunto.
La sera è festa per Billo che fa i 70 anni. La grande torta, il set di candele ridotte, ovviamente, di numero, abbondante spumante ed il festeggiato felice e applaudito da tutti. Ed è gioia per l’amico di sempre
25/04/2013
Si parte il mattino per stare ancora in città, scegliendo, tra tante, le cose che vogliamo vedere. Il vecchio osservatorio astronomico fatto costruire da Ulug Bek, nipote di Tamerlano, lui stesso astronomo e matematico, è posto in collina ed è ormai solo un sito con un piccolo tratto dell’astrolabio, in ampio giardino. Guardiamo curiosi lo stretto cunicolo rivolto all’insù ed aperto sul fondo. Serviva quand’era completo per puntare al cielo lo sguardo e far rivivere all’ Emiro, che lo volle, l’intensa emozione del cielo stellato. Il sito archeologico non è gran cosa, vi sono piatti, vasi ed altri oggetti più o meno conservati ed esposti in apposite teche.
Guardiamo con vivo interesse come allora preparavano un forno per dare con l’alto calore fusione a materie diverse o consolidare in forme volute. All’esterno gli scavi riportano in luce gli strati diversi nel tempo e alcuni reperti che si trovano dentro il museo.
Torniamo in piazza del Registan e qui si rinnova il piacere e la viva emozione di quanto si vede. Dispiace lasciare la vista e il senso di bello e di vita vissuta nel tempo che emana dal luogo.
Pranziamo e partiamo per Taskent. La pioggia accompagna il viaggiare nel dolce torpore di un sonno da recuperare che solo a tratti è interrotto da brevi colloqui o richiami da chi ci conduce. Passiamo una stretta gola con alte pareti coperte di scritte. Son nomi a ricordo di amori od affetti che qui il passante ha voluto lasciare a memoria ed onore di chi stava nel cuore.
Il permesso un tempo esistente e poi ritirato dal Kazakistan di passaggio nel suo territorio per un breve tratto, ci costringe ad un largo giro d’intorno per continuare sulla strada per Taskent. C’è un grande arco a colori nel cielo con gran sfumatura di toni. Da tempo non ne vedevo uno di simil grandezza e bellezza. Si cena nella capitale.
26/04/2013 Aeroporto di Taskent ore 16
La sveglia e subito, nel primo mattino, la visita al museo di stoffe, tessuti ed artigianato. Son cose già viste, ma lì, in bella mostra, ci danno splendor di colori e di accostamenti, con belle manifatture.
Poi le Madrasse e un rapido sguardo all’ingresso ad una di esse rivela l’aspetto di un chiostro con un cortile centrale e corridoi laterali coperti dove passeggiano giovani adulti con persone più avanti negli anni che sembrano docenti. Sul fondo una tavola imbandita con giovani studenti che mangiano. “E’ la ricreazione” ci dice la guida che poi ci porta ad una Moschea del venerdì, che è la Moschea della preghiera del giorno di festa.
E ancora un bazar dove il mescolarsi di persone, di oggetti, di odori, ma soprattutto il senso pulsante di vita reale dà ancora uno squarcio sul viver di qua. Il giro col bus ci mostra le piazze, i giardini, le statue e i palazzi. C’è un senso arioso di grandi spazi, dove le larghe strade sono spesso affiancate da grandi giardini. E ti par tutto nuovo, anche se in parte è solo adattato.
Facciamo una tappa per dare uno sguardo veloce al metrò. E’ stato voluto, indietro nel tempo, a somiglianza di quello di Mosca, con temi diversi per ogni stazione. Qui c’è l’astronauta. La poca luce e il colore sul grigio attenua di molto l’effetto. La somiglianza con l’originale è solo in questo suo essere con cose diverse. Ma non c’è confronto con quella che io ricordo. Rimane pur sempre un fatto importante anche perché unica in Asia centrale.
Il vecchio regime ha lasciato segni e tracce ancora evidenti nel bene e nel male. Il senso dell’ordine e di pulizia e una ricerca di giuste presenze di stato in settori fondanti. Pesante è invece il vedere ovunque le forze dell’ordine che son garanzia per noi che viaggiamo, ma non so cosa siano veramente per questa gente. Non ho sentito parole dal nostro Sebastian, se non giudizi positivi sul suo presidente,che ricopre questa carica dal lontano 1988. Pensandoci ora si poteva chiedere se esiste un parlamento, partiti, informazione.
Vecchi giornali ci dicono però che anni fa il presidente non fu molto gentile con gli islamisti che chiedevano a gran voce l’introduzione della Sharia come legge fondamentale dello stato, e che da allora molti Usbeki sono, per così dire, emigrati in Afghanistan dalla parte dei talebani. Questa mancanza di gentilezza fu sperimentata da 200 a 1500 manifestanti, a seconda delle versioni.
Roberto Pennasi