mio commento: questa è una riforma che non prevede il reintegro dell’Educazione Civica ed è quindi da considerarsi monca in partenza. C’è molto bisogno di Educazione Civica in tutti noi!
Di contro prevede l’ingresso di forze private (sponsor) e questo è un punto non molto chiaro. La detassazione per le scuole paritarie, che sono private, è un altro punto delicato che è assolutamente da chiarire. Questo inizio di privatizzazione non è da sottovalutare. Attendiamo comunque gli sviluppi di cui parlano Renzi e Giannini previsti il 29 di questo mese.
Mario Piromallo
Riforma scuola, punto per punto la scommessa Renzi-Giannini
Merito, supplenti precari, scuole private, autonomia, istituti professionali, maturità: venerdì 29 il governo discute e vara il pacchetto su cui ha puntato molto e che ha messo in subbuglio docenti, studenti e famiglie. Con quali soldi?
di SALVO INTRAVAIA
LA SCHEDA: I DIECI PUNTI DELLA RIFORMA
http://www.repubblica.it/scuola/2014/08/26/news/infografica_i_dieci_punti_del_cambiamento-94463896/
Dopo gli annunci del ministro Giannini al meeting di Rimini di ieri e le anticipazioni nell’intervista a Repubblica, il popolo della scuola è in trepidante attesa delle novità annunciate per venerdì prossimo dal premier Renzi. I docenti di ruolo intravedono lo “spettro” del merito mentre i precari paventano lo spauracchio di una rivisitazione dell’intero meccanismo di attribuzione delle supplenze che potrebbe spazzarne via una grossa fetta. Ma non solo: le scuole saranno più autonome e verranno rivisitati programmi e competenze. Una mezza rivoluzione. Nei giorni scorsi, il presidente del consiglio si è limitato a twittare che “il 29 linee guida su scuola. Perché tra 10 anni l’Italia sarà come la fanno oggi gli insegnanti. Noi lavoriamo su questo in #agosto”.
E giù un diluvio di anticipazioni e indiscrezioni che termineranno soltanto fra tre giorni, quando Renzi illustrerà le intenzioni dell’esecutivo. Nei mesi scorsi, dal ministro Giannini e dal sottosegretario Reggi, sono stati anticipati diversi temi. Alcuni dei quali, come l’aumento dell’orario di lavoro dei docenti o l’eliminazione del precariato, hanno messo in subbugliodocenti, studenti e famiglie. Appunto i tre soggetti ai quali – nelle dichiarazioni – il governo chiede il massimo contributo. Ma su cosa si sta lavorando?
Merito. Il governo è intenzionato ad agganciare gli stipendi degli insegnanti ad una qualche forma di merito o carriera. Ma non sembra al momento ipotizzabile la tripartizione della categoria in docenti esperti, ordinari e senior. Per farlo, spiegano i sindacati compatti, serve un nuovo contratto. Ma mancano le risorse. E, probabilmente, il governo ripiegherà su qualche formula di incentivazione per coloro che vorranno assumersi più incarichi, oltre all’insegnamento, con un conseguente allungamento dell’orario di lavoro. Un modello che, nella sostanza, è già in vigore nella scuola dell’autonomia. Altra partita è quella dell’aggiornamento. Finora, si è aggiornato soltanto chi, a spese proprie, lo ha voluto fare. In futuro, l’aggiornamento professionale potrebbe diventare obbligatorio e lo stipendio potrebbe essere agganciato alla misurazione di quanto il docente riesce a fare migliorare le performance degli alunni.
Precariato. Quella dei supplenti appare come una bomba ad orologeria. Perché se è vero che, coinvolgendo una grossa fetta dei 160mila precari storici, l’eventuale organico funzionale – un tot di docenti per una rete di 4/5 scuole dello stesso ordine – per coprire tutte le esigenze della didattica – ore di lezione e supplenze – può fare ritornare in vita la defunta continuità didattica e assicurare una stabilità dell’insegnamento ormai dimenticata, è anche vero che i 400mila supplenti d’istituto potrebbero verosimilmente dire addio all’insegnamento. Una operazione per nulla indolore.
Orario di insegnamento. L’idea di aumentare a 24 ore l’orario di insegnamento dei prof di scuola media e superiore tramontò con il governo Monti. E quella di incrementare l’orario di servizio fino a 36 opre settimanali, annunciata dal sottosegretario Roberto Reggi, non sembra percorribile senza un corrispettivo economico. E, per il momento, l’idea è stata accantonata anche da Renzi e Giannini.
Autonomia. Per rilanciare la scuola il governo vuole azionare anche la leva dell’autonomia, ampliandone i confini. Attualmente, le istituzioni scolastiche possono modellare la propria offerta formativa utilizzando le quote di autonomia previste dalla riforma Gelmini: il 20 per cento del monte ore annuale. Ma, nei fatti, mancano le risorse – economiche e di personale – per concretizzare la rivoluzione che potrebbe fare decollare la scuola italiana. Una maggiore quota di flessibilità dei curricoli potrebbe venire incontro alle esigenze dei territori a patto che le scuole siano messe nelle condizioni di sfruttarla.
Nuovi Programmi e nuove competenze. L’idea è quella di modernizzare i programmi di insegnamento di tutto il percorso scolastico, dall’elementare al superiore, con un duplice scopo: rispolverare le incompiute “I” di Informatica e Inglese di berlusconiana memoria, per mettere i nostri alunni al passo con i coetanei europei, e creare un legame più saldo tra mondo del lavoro e scuola. Ma, avvertono i sindacati, per fare questo occorre riscrivere le indicazioni nazionali. E sarebbe la quinta volta in altrettante legislature: Moratti, Fioroni, Gelmini, Carrozza e Giannini. Un record. Il duo Renzi-Giannini vorrebbe anche recuperare alcune discipline – Storia dell’Arte, geografia e magari il Diritto – letteralmente decimate dalla riforma Gelmini. Ma per fare questa operazione occorre modificare i curricoli.
Le scuola private. Il ministro Giannini non ha nascosto le intenzioni del governo di ritornare sui finanziamenti alle paritarie per rendere effettivamente libera la scelta ra scuola statale e paritaria da parte delle famiglie. Un intervento caldeggiato da tempo dalle gerarchie cattoliche per salvare in extremis le scuole private in crisi di vocazioni.
Gli istituti professionali. Si tratta dell’anello debole della scuola superiore con livelli di dispersione record. La strada che vorrebbe percorrere il governo è quella di potenziare l’alternanza scuola-lavoro per ridurre coloro che abbandonano precocemente gli studi e offrire al mercato le professionalità che, anche in tempi di crisi, le aziende non riescono a reperire.
Scuola superiore. Non sembra all’ordine del giorno del Piano-scuola, fa capire la ministra Giannini, la riduzione del percorso scolastico superiore da cinque a quattro anni. “Portare a quattro anni il ciclo delle medie superiori per equiparare l’età di congedo scolastico a quella di molti altri paesi non può essere il frutto di un calcolo da spendig review”, ribadisce la Giannini. “Ci vorrà molto tempo per mettere a regime la nostra proposta, ma non dobbiamo guardare ai prossimi mesi. L’orizzonte è quello dei prossimi trent’anni. Chi nasce oggi va a scuola nel 2018 ed esce nel 2038. La scuola che cambiamo adesso arriverà a destinazione allora”.
La maturità. Sembra che il governo sia in procinto di snellire e ammodernare la maturità. Con l’entrata a regime della riforma Gelmini si compie il miracolo della Clil all’ultimo anno delle scuole superiori: l’insegnamento di una materia non linguistica – Matematica, Scienze, Storia dell’Arte o altro – in lingua straniera. Mentre l’esame di stato rimane quello pensato da Berlinguer nel 1997 e modificato da Fioroni nel 2007. Tra le novità possibili la rivisitazione della terza prova scritta e l’estensione della Clil (Immersione linguistica) nel colloquio finale.
Finanziamenti. Renzi parla di investimenti per un miliardo di euro nella scuola. E’ questa la cifra che dovrebbe supportare le nuove Linee guida per la scuola. Una bella cifra e, soprattutto, una novità per gli ultimi cinque anni, in cui si è sempre fatta economia sull’insegnamento. Ma la cifra annunciata da Renzi lascia tiepidi gli addetti ai lavori. Sono infatti in tanti a pensare che il miliardo di cui si parla sia lo stesso sventolato per l’edilizia scolastica. Il premier, tuttavia, si è esposto parecchio questa estate e venerdì sapremo.
Quota 96. Non sembra che, dopo la doccia fredda del decreto sulla Pubblica amministrazione – in cui l’uscita dalla scuola degli insegnanti che nel 2012 avevano 60 anni di età e 36 di servizio (o 61 di età e 35 di servizio) sembrava cosa fatta – il Piano-scuola preveda la soluzione della questione. E giorno 29 è prevista la manifestazione proprio dei 4mila bloccati a scuola “per errore” dalla riforma Fornero.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/scuola/2014/08/26/news/riforma_scuola_giannini_riepilogo-94461134/?ref=HREA-1