“Nessuna tagliola o ghigliottina, meglio il ritorno al dialogo e un sano confronto su pochi punti”. Così conclude giustamente il costituzionalista Pasquino il suo editoriale sul Centro di oggi, dopo il pasticcio che si sta creando al Senato.
Il problema non è solo la riforma del Senato, ma il combinato disposto con la nuova legge elettorale, detta Italicum, frutto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi.
Secondo queste due leggi, la Camera dei Deputati sarebbe quella più importante e darebbe la fiducia al Governo. Ma essa verrebbe eletta con una nuova legge elettorale che lo stesso Presidente Napolitano ha giudicato in alcuni punti inaccettabile. Il Porcellum è stato giudicato incostituzionale per l’abnorme premio di maggioranza dato alla minoranza vincente e per le liste bloccate. Bene su questi 2 punti Renzi e Berlusconi ripropongono liste ancora bloccate e un premio di maggioranza del 55% dei deputati a chi prende appena il 37% dei voti. In più a differenza del Porcellum che prevedeva uno sbarramento elettorale alle liste per l’ingresso in Parlamento del 2% ( in coalizione) e del 4% (fuori della coalizione), la nuova legge elettorale li raddoppia al 4,5% in coalizione e all”8% fuori della coalizione. Una soglia così alta, l’8%, non esiste in nessun Paese democratico del mondo.
Se passasse una simile legge finirebbe il sistema costituzionale che abbiamo sin qui avuto , visto che una minoranza del 37% potrebbe modificare, grazie al premio di maggioranza, la Costituzione come meglio crede.
E anche il Senato che Renzi e Berlusconi propongono avrebbe comunque importanti funzioni legislative e costituzionali e sarebbe tutto nominato dai qualche centinaio di consiglieri regionali e non più dai cittadini. Siamo all’assurdo: i 4 senatori previsti in Abruzzo sarebbero 1 sindaco e 3 consiglieri regionali eletti dai 31 consiglieri regionali e non più dal milione di cittadini abruzzesi. Capirei se quel Senato avesse solo una funzione di raccordo tra Stato e autonomie locali sul modello tedesco, ma così non è e i cittadini non avranno nessuna influenza diretta nella elezione dei senatori.
Altro che liste bloccate, siamo al Senato del Regno, con senatori nominati dai capipartito al posto del Re! Avrei capito di più una eliminazione del Senato che non l’attuale pasticcio.
Infine non è possibile sottovalutare il precedente assoluto nella storia parlamentare italiana del contingentamento dei tempi di discussione a cui sinora si è fatto ricorso solo su decreti e leggi ordinarie, ma mai su leggi di riforma costituzionale. E non a caso la Costituzione italiana è stata blindata e per cambiarla bisogna avere maggioranze qualificate e occorrono ben 4 letture, con la vigenza di una legge elettorale proporzionale pura che ha resistito sino al 1994. E infatti alla DC non è mai venuto in mente di fare colpi di mano sulle modifiche alla Costituzione.
Dinanzi all’arroganza di chi non pensa al lavoro e alla crisi economica, ma si è concentrato strumentalmente sulle riforme costituzionali, siamo stati costretti a presentare come SEL oltre 6 mila emendamenti. E diciamo con forza che difenderemo la Costituzione da assalti da parte di una minoranza che non vuole discutere le regole che invece vanno scritte insieme, come fecero DC, PCI, PSI .e i partiti laici nel dopoguerra.
Siamo certo che il Presidente Napolitano saprà riaprire il dialogo tra tutte le forze politiche, non spetta al Governo cambiare la Costituzione, spetta al Parlamento.E se Renzi pensa di intimidire i parlamentari con la minaccia di sciogliere il Parlamento, lo dica chiaramente al Presidente Napolitano a cui la Costituzione assegna questa decisione. Noi siamo pronti a discutere come cambiare la legge elettorale e come superare il bicameralismo e riformare il Senato. Ma non saremo mai complici di un attentato alla Costituzione.