Riflessioni sul teatro di Giulio cavalli

cav1Mercoledì 20 Febbraio, presso la sala Talamucci di Villa Visconti d’Aragona, finalmente lo spettacolo di Giulio Cavalli “Nomi, cognomi e infami” è arrivato anche a Sesto San Giovanni. Una buona occasione non solo per parlare del delicato e ombroso tema della criminalità organizzata e di come questa sia presente anche in Lombardia, ma soprattutto per ricordare quanto siano importanti le elezioni di domenica e lunedì e di quanto lo sia il voto a Umberto Ambrosoli come presidente della nostra regione. Cavalli incanta con un susseguirsi di nomi, fatti e date, tutte narrate con una maestria impressionante, lasciando il pubblico meravigliato e incuriosito. Meravigliato perché a narrarci queste storie di mafia che spesso vengono lasciate impolverate nella memoria o che “i nostri padri non ci hanno raccontato” è un giovane uomo di trentasei anni, età che testimonia come sia possibile costruire una memoria storica pur non avendola vissuta interamente in prima persona.  Incuriosisce perché diventa chiaro che la mafia è intorno a noi, nelle nostre città, che ci passa accanto, che ci sfiora. E che non sempre è facile accorgersene perché lascia come traccia solo qualche nebbiosa notizia sui giornali e tanti, troppi morti. In conclusione, questo spattacolo-comizio (o comizio-spettacolo?) arricchisce tutti: gli spettatori un po’ più giovani, a cui risulta chiaro che la propria età non giustifica la noncuranza e l’ignoranza su temi così importanti in un paese come il nostro (dove, come ci ricorda Cavalli, ci sono 670 persone che vivono sotto SCORTA) e quelli più maturi, che riscoprono quelle storie che è ora di ricordare. E perché no, di raccontarcele.