Renzi scherza con il fuoco

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Nella cosiddetta prima Repubblica il sistema elettorale di tipo proporzionale vedeva nel Parlamento il luogo in cui si concordavano programma e maggioranza di governo.

Nella cosiddetta seconda Repubblica, con sistema elettorale maggioritario di coalizione, programma e maggioranze venivano concordati prima del voto con la definizione degli apparentamenti tra i partiti.

Nel sistema elettorale con premio di lista, proposto da Matteo Renzi il partito (ma forse sarebbe più corretto scrivere il suo leader) non deve concordare programma e maggioranza di governo in quanto è il superamento del 40% a determinare chi govera.

Giustamente molti hanno sottolineato il fatto che, far corrispondere il 60% dei seggi al 40%, dei voti significa avere un concetto di democrazia a dir poco “curioso” ma il Presidente del Consiglio non ha prestato particolare attenzione a queste critiche.

Attenzione sicuramente richiamata invece dai due diversi sondaggi pubblicati sul Corriere della Sera e sulla Repubblica nello scorso fine settimana.

Ambedue i sondaggi dicono che il PD è nettamente sotto il 40%.

Per l’esattezza sarebbe al 36,3 per Repubblica ed al 38,3 per il Corriere.

Il PD andrebbe quindi al ballottaggio con il secondo partito (altra novità assoluta della legge elettorale proposta da Renzi) e la faccenda si complicherebbe moltissimo.

Ambedue i sondaggi indicano al secondo posto il Movimento 5 Stelle (20% per Repubblica, 21% per il Corriere).

Tutti i ballottaggi svolti per le elezioni del sindaco, da Parma a Ragusa passando per Livorno, insegnano che Grillo in queste situazioni diventa un asso pigliatutto, trasformando il voto politico in un plebiscito pro o contro la partitocrazia.

Ma il sondaggio di Repubblica paventa un pericolo ancora più allarmante: se la performance di Matteo Salvini e della sua Lega proseguisse con questo ritmo il ballottaggio diventerebbe una sfida “Matteo contro Matteo”.

La Lega dal 4% delle politiche 2013 è passata al 6,2% delle europee ed oggi è stimata al 11%, con un una fiducia nel suo leader che raggiunge il 30%.

Il carisma del suo leader: Salvini in caso di ballottaggio sarebbe capace di giocare su ben quattro tavoli differenti: cavalcare le paure della parte più debole e culturalmente povera del paese, incassare la vicinanza con Grillo in tema di “extracomunitari”, galvanizzare i giovani seguaci nostrani della sua alleata Le Pen  e raccogliere tutto il disperso voto del centrodestra.

A preoccupare Renzi vi è anche un altro dato che emerge con evidenza dai sondaggi: la crescita della sinistra.

Alle Europee il PD incassò il 40,8% dei voti anche perché proclamò il fatto che il suo fosse l’unico “voto utile” di centro-sinistra.

Ora il sondaggio di Repubblica indica un netto rafforzamento di Sinistra Ecologia e Libertà stimata al 6,3%.

E’ evidente che, al ballottaggio, senza questi voti per il PD sarebbe difficile vincere .

Ed è altrettanto evidente che un eventuale “appello al voto di sinistra” privo di una forte comunanza di valori e di un chiaro accordo programmatico non avrebbe grande efficacia.

Angelo Gerosa

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