Renzi-Scalfari: fine di un matrimonio?

Ha suscitato molti commenti il fatto che Renzi sia caduto in disgrazia presso uno dei vati dell’opinionismo ufficiale, l’editorialista Eugenio Scalfari. Oltre a manifestare aspre critiche all’incapacità di Renzi di rilanciare l’economia, Scalfari arriva a dichiarare di preferire all’attuale governo Renzi un esplicito commissariamento dell’Italia da parte della cosiddetta “Troika”: la Commissione dell’Unione Europea, la Banca Centrale Europea ed il Fondo Monetario Internazionale. Scalfari non vede contraddizione tra l’obiettivo del rilancio economico ed il commissariamento, in quanto, secondo lui, la “Troika” si sarebbe ravveduta rispetto ai tempi della crisi greca, ed ora avrebbe come massimo avversario la deflazione. ….Scalfari è un professionista della mistificazione, e non ha mai esitato ad esporsi a figure miserevoli pur di raggiungere uno scopo. In definitiva l’attacco di Scalfari a Renzi si è risolto in una sorta di “operazione simpatia” a favore dello stesso Renzi, spacciato come ultima spiaggia per scongiurare un commissariamento, che è invece già avvenuto sia ufficialmente che di fatto, dal 2011, con il Buffone di Arcore ancora regnante, sotto la dizione di “monitoraggio” dell’Italia da parte del FMI…. Suggerire all’opinione pubblica che Renzi possa vantare un po’ di autonomia, costituisce non solo un nonsenso, ma anche un falso spudorato. D’altra parte questo falso è alla base dell’attuale circo mediatico che circonda l’ex sindaco di Firenze. Il dominio colonialistico sull’Italia e sull’Europa si fonda su due facce della stessa medaglia: il FMI e la NATO, ed anche da quest’altro aspetto Renzi risulta del tutto conforme.
Il viaggio “trionfale” di Renzi in Egitto ed il suo nuovo “asse” con il presidente egiziano Al Sisi, sono stati infatti narrati dai media come esempi di iniziativa autonoma in politica estera. Al Sisi era considerato dal cosiddetto Occidente come un golpista e come un “paria” internazionale, uno degno di parlare soltanto con altri paria come Putin; ed ora andrebbe a Renzi il merito di averlo “sdoganato” (secondo il termine che proprio Scalfari rese popolare venti anni fa, applicandolo a Gianfranco Fini, “sdoganato” appunto dal Buffone di Arcore).
In realtà, consultando un po’ la stampa internazionale e soprattutto araba, le cose starebbero un po’ diversamente. In Egitto si comincia a prospettare seriamente la possibilità di un intervento militare egiziano in Libia, e soprattutto nella regione confinante, la Cirenaica, la più ricca di petrolio. Si penserebbe così di cogliere due piccioni con una fava: far fuori il jihadismo ed annettersi la parte della Libia più araba ed etnicamente affine, con il gratificante corollario dei pozzi di petrolio, toccasana per l’economia egiziana. Ci sono vari segnali che un tale scenario sia fomentato dagli stessi Stati Uniti, che fanno capire che non porrebbero ostacoli ad un’iniziativa militare del genere, presentata come utile a sedare il caos suscitato in Libia dalla eliminazione di Gheddafi.
In questo quadro, l’aver mandato avanti il piccolo Renzi come esca, può servire ad illudere Al Sisi che si tratti di un passo per poter riallacciare buoni rapporti con l’Occidente e con la NATO. Come spesso capita alle esche, questo ruolo rischia di essere tutt’altro che indolore per l’Italia, dato che comporterebbe una certa esposizione sul piano militare
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