Renzi, Grillo, Berlusconi e Vendola visti da Gramsci

di Angelo Gerosa. In una delle pagine più misteriose e per certi versi profetica dei Quaderni dal carcere (Q. 14 pag. 1717 per l’esattezza) Gramsci scrive che l’irrequietezza politica nasce quando non c’è più corrispondenza tra “teoria” e “pratica”, tra il vecchio modo di vedere le cose ed i fatti che lo smentiscono e che, se il problema non viene risolto, se ne può uscire solo con tre ipocrisie.

La prima ipocrisia consiste nel confermare la teoria a dispetto dei fatti, proponendo le stesse politiche che hanno prodotto la crisi.

La seconda ipocrisia, meno arrogante della precedente, cerca soluzioni pragmatiche senza elaborare un nuovo pensiero capace di guidare l’azione, senza mettere in discussione la cornice imposta dai poteri forti.

Infine c’è una terza ipocrisia che non giustificando e non spiegando le vere ragioni dell’irrequitezza, sposta l’attenzione su cause fittizie per impedire la presa di coscienza delle ragioni sociali e politiche del disagio.

E allora, che fare?  Elaborare una politica che risolva davvero “l’irrequietezza” ristabilendo il nesso tra “teoria” e “pratica”.

E’ come se, in queste note scritte quasi ottanta anni orsono, Antonio Gramsci descrivesse con incredibile precisione i partiti attuali.

Come non vedervi il ritratto politico di Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle?

E come non leggere le ragioni, profonde, del travaglio che sta vivendo Sinistra Ecologia e Libertà?

(liberamente tratto da “Sulle orme del gambero” di Walter Tocci – Donzelli editore 2013).