Il sindaco di Firenze ha lanciato la sua candidatura a premier e ha sfidato Bersani: “Se avessimo pensato un po’ meno a smacchiare il giaguaro al governo c’eravamo noi”. Ma chi sono i suoi alleati nel Pd? Da Jovanotti a D’Alema, da Civati a Gori, molti lo amano ma tantissimi lo odiano. Soprattutto tra i suoi “compagni” di partito. L’eterna lotta di Matteo Renzi con l’establishment del Pd va avanti, ed è difficile dire chi e quando vincerà. Il sindaco di Firenze è intervenuto alla festa del partito democratico di Genova, domenica 1 settembre, intervistato da Enrico Mentana, e ha rilanciato la volontà di candidarsi alla segreteria. Di lì all’agognato Palazzo Chigi il passo, spera, potrebbe essere più breve.
La polemica con Pier Luigi Bersani, che gli aveva risposto “mai vista una corrente organica come quella renziana”, è proseguita, e Renzi ha lanciato diverse frecciate al veleno: “Se in campagna elettorale avessimo pensato un po’ meno a smacchiare il giaguaro e un po’ più al lavoro, al governo c’eravamo noi senza Alfano e senza Brunetta e Schifani ai vertici di maggioranza”.
Nel frattempo ha sollecitato Epifani: “È ora che fissi il congresso e si decidano le regole”. Serve innanzitutto a preparare la campagna per la propria candidatura, che va studiata in ogni minimo particolare per evitare che si ripeta quanto accaduto alle primarie dello scorso dicembre, quando, nonostante gli entusiasmi, Renzi fu battuto da Bersani e da quella parte, maggioritaria, del partito che si era schierato contro di lui. Un’altra sconfitta sarebbe troppo, e dunque stavolta nulla va lasciato al caso.
Innanzitutto, il sindaco fiorentino ha bisogno di conquistare consensi. Domenica 1 settembre ha ottenuto quello di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, il rapper di Ciao mamma guarda come mi diverto. Jovanotti in una intervista al quotidiano La Stampa ha detto: “Con quelle facce dovrebbero farci la carta da parati di Palazzo Chigi”, lanciando poi la candidatura di Renzi a premier. Ma è nel Pd che il sindaco di Firenze deve guadagnare consensi. E non nella corrente dei renziani, che lui giura non esista ma di fatto è lì, quanto un placet più ampio in grado di rendere la sua candidatura davvero concorrenziale.
La campagna acquisti è già iniziata da un pezzo, Renzi ha parlato poco ma ha lavorato tutta l’estate alla sua fitta rete di contatti: è già passato dalla sua parte il sindaco di Catania Enzo Bianco e il rottamatore spera di convincere pure il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, mentre lo sostengono già il presidente della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci, il sindaco di Bologna Virginio Merola, il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani e quello della Liguria Claudio Burlando. In Campania, i renziani della prima ora si muovono per creare una fitta rete locale, composta per lo più da consiglieri dei comuni e militanti del Pd: una vera e propria chiamata alle armi, che non vede però più l’entusiasta coinvolgimento di ex renziani, da Pippo Civati a Giorgio Gori, allontanati dal sindaco fiorentino dopo esserne stati stretti collaboratori.
Oggi sta con Renzi anche Massimo D’Alema (leggi l’intervista a Giuseppe Salvaggiulo, autore del libro Il peggiore) , fino a poco tempo fa principale obiettivo della campagna del rottamatore per mandare a casa i vecchi arnesi della politica: ma l’abbraccio di Baffino, ora, sembra più una maledizione che altro, perché rischia di stritolare il sindaco e fargli perdere appeal a chi lo vedeva contrapposto all’establishment del partito. L’elenco di lo osteggia e non ne fa mistero, poi, è lungo, molto. Dall’ex segretario Pierluigi Bersani a quello attuale, Guglielmo Epifani, passando per il viceministro all’economia, Stefano Fassina che con il fiorentino non è mai andato d’accordo. E non ha escluso, come Civati, un’eventuale candidatura al congresso contro di lui.
fonte : www.cadoinpiedi.it