Renzi alza il fumus sul senato

Domenico Cirillo

Governo. Terza capriola sul caso Azzollini, adesso il premier rivendica: con la libertà non si scherza, il gruppo ha votato dopo aver letto le carte. Il Pd non si scusa più. Ma prosegue la caccia al dissidente: chi vuole discutere lo faccia nel partito, non i aula. Dove la maggioranza è sparita

Il par­la­mento non è un pas­sa­carte della pro­cura di Trani. Discorso inec­ce­pi­bile quello del pre­si­dente del Con­si­glio, mal­grado tra­di­sca un po’ di ani­mo­sità verso i magi­strati — pub­blici mini­steri e giu­dici — che ave­vano chie­sto gli arre­sti domi­ci­liari del sena­tore Azzol­lini ma si sono visti rispon­dere di no dal senato. Eppure discorso che con­trad­dice in pieno le «scuse» che la vice segre­ta­ria del Pd, la sua vice, ha chie­sto agli elet­tori per il voto con cui il par­tito mer­co­ledì ha sal­vato l’alleato eccellente.

È un Renzi che prova a riven­di­care il mezzo passo falso in senato, anti­cipo di una due giorni ter­ri­bile pro­se­guita con la bat­tuta d’arresto sulla riforma Rai. Sul caso del sena­tore Azzol­lini il Pd ha tenuto tutte le posi­zioni pos­si­bili, tanto che chi gli vuole bene ha spie­gato che si trat­tava di una stra­te­gia per non scon­ten­tare nes­suna fascia dell’elettorato. Azzol­lini è il sena­tore del Nuovo cen­tro­de­stra che da 14 anni (con due di inter­vallo) e con l’appoggio del Pd guida la com­mis­sione bilan­cio (tre set­ti­mane fa si è dovuto dimet­tere). Alla noti­zia della richie­sta di arre­sto (è accu­sato di asso­cia­zione per la ban­ca­rotta frau­do­lenta di una casa di cura con sede a Bisce­glie) il pre­si­dente del par­tito Orfini aveva detto sicuro: «Il Pd voterà per auto­riz­zare i magi­strati, è ine­vi­ta­bile». Poi invece il capo­gruppo Zanda aveva lasciato libertà di coscienza, che nel voto segreto si è tra­dotta in una grande mag­gio­ranza — circa un terzo del gruppo — in favore di Azzol­lini. E con­tro la richie­sta della pro­cura. Non più di una decina di sena­tori hanno riven­di­cato la scelta, spie­gando che nelle carte di Trani non c’era abba­stanza per giu­sti­fi­care la custo­dia cau­te­lare. Zanda se l’è presa con il voto segreto, che però è il corol­la­rio natu­rale della libertà di coscienza. La vice segre­ta­ria Ser­rac­chiani ha chie­sto scusa. Pas­sati due giorni di rifles­sioni e retro­scena, Renzi prova a dare una spie­ga­zione razio­nale. «Non siamo dei pas­sa­carte della pro­cura di Trani», carte che però lui non ha letto, ammette. «Mi fido dei miei sena­tori e rispet­tare la magi­stra­tura signi­fica rispet­tare le com­pe­tenze dei giu­dici e degli altri». Poi aggiunge: «Non si sta par­lando del bar dello sport e nem­meno della sim­pa­tia di un sena­tore o depu­tato, ma della pri­va­zione di libertà: di con­se­guenza c’è la Costi­tu­zione e ci sono delle leggi. Il Pd è quel par­tito che quando si è trat­tato di man­dare ai domi­ci­liari o addi­rit­tura in galera un pro­prio depu­tato lo ha fatto per­ché si rite­neva che non ci fosse il fumus per­se­cu­tio­nis, lo abbiamo fatto con i nostri figu­ria­moci se ci sono pro­blemi a farlo con altri». Si tratta com’è noto del depu­tato sici­liano Fran­can­to­nio Geno­vese. Azzol­lini pron­ta­mente rin­gra­zia: «Dichia­ra­zione esem­plare». Men­tre il pre­si­dente della giunta per le immu­nità Dario Ste­fano (Sel) non ci sta: «È imba­raz­zante che il pre­si­dente Renzi esprima un punto di vista così affret­tato e super­fi­ciale sul lavoro svolto dalla giunta del Senato e dagli stessi com­po­nenti del Pd che ne hanno votato com­patti una indi­ca­zione dopo aver esa­mi­nato le carte in maniera scru­po­losa e non come mero eser­ci­zio di stile», dice (e il Pd in effetti in giunta votò per l’arresto).

Azzol­lini in senato e non ai domi­ci­liari — il pro­ce­di­mento va avanti, lui a set­tem­bre potrebbe per­sino rican­di­darsi a gui­dare la com­mis­sione bilan­cio — è un bell’aiuto per il pre­mier nei rap­porti con l’alleato Ncd e anche per­ché anche un solo voto a palazzo Madama può ser­vire. Renzi deve infatti affron­tare un altro pro­blema, il voto che ha man­dato sotto il governo sulla riforma della Rai. «Vedremo se e come cor­reg­gere la delega alla camera», spiega il pre­si­dente del Con­si­glio. Poi si dedica alla fronda interna. « Una parte del Pd ha voluto appro­fit­tare di molte assenze per dare un mes­sag­gio. Io credo che il nostro obiet­tivo non sia quello di pas­sare il tempo a dare mes­saggi ma sia quello di cam­biare il paese», dichiara. E torna sul con­cetto che i panni spor­chi si lavano in fami­glia: «Chi ha voglia di discu­tere all’interno del par­tito lo fac­cia, ma se si fanno man­care i voti in aula è poco rispet­toso dell’idea stessa di comunità».

fonte: Il Manifesto

http://ilmanifesto.info/renzi-alza-il-fumus-sul-senato/