Luciana Castellina – EDIZIONE DEL 06.09.2020 – Articolo tratto da Il Manifesto
Un No non basta, ma è necessario per impedire una brutta svolta
Referendum. Diritto universale al voto, libertà di opinione e Parlamento sono beni essenziali, ma di per sé non bastano affatto. E il Sì sarebbe un ulteriore colpo alla democrazia
Anche se si può pensare che il referendum può essere usato solo come occasione per pronunciarsi contro, o a favore, dell’attuale governo, non credo che sia così. Il taglio dei deputati che verrebbe operato se vincesse il Sì è grave perché la questione riguarda un problema generale: le sorti della democrazia.
Non solo per il valore simbolico dell’immagine di quelle poltrone svuotate euforicamente mostrate davanti a Montecitorio, come a dire il parlamento non serve a niente.
È grave perché quella proposta che il Sì avallerebbe si inserisce nel contesto di una crisi molto pesante, e ormai di lunga data, dell’intero sistema democratico.
Crisi principalmente italiana, ma non solo: di tutto l’Occidente che pure continua a sbandierare la democrazia rappresentativa come il punto di per sé più alto della storia dell’umanità. Quella che avrebbe giustificato tutti i tanti interventi militari «umanitari» intesi a instaurare la democrazia dove non era stata mai sperimentata.
Intendiamoci: diritto universale al voto, libertà di opinione e Parlamento sono beni essenziali, ma di per sé non bastano affatto. Hanno valore e senso se sono accompagnati da una consapevole e generalizzata partecipazione dei cittadini alle scelte politiche che vengono assunte, altrimenti si riducono ad un esercizio formale.
Oggi come sappiamo bene questa partecipazione è minima: un voto sempre più casuale per candidati ai più semisconosciuti, al meglio in base al giudizio su problemi di cui si ignorano le complessità, perché manca ogni occasione di confronto se non quello passivo di auditore (o lettore di media detti non si sa perché «social»). Basterebbe in queste condizioni anziché procedere alla faticosa pratica delle elezioni ricorrere al tiro a sorte, così, anzi, si avrebbe anche una rappresentanza più «autenticamente» popolare, non contaminata dalla politica. (Chissà che un giorno non si arrivi anche a questo !) .
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