Redistribuire ricchezza non è un’utopia

Di Paolo Graziano – 28 Aprile 2021

S’intravede la possibilità – finalmente – di uscire dallo “stato di emergenza” creato dalla pandemia. Inoltre, la settimana prossima vedrà la luce il Piano nazionale di ripresa e resilienza da cui ci si aspetta miracoli. Ma servono miracoli di matrice Ue? No: servono “normali” politiche redistributive e politiche a tutela all’ambiente, come se ne trovano in vari Paesi europei. L’obiettivo delle politiche pubbliche future deve essere quello di promuovere la giustizia e l’inclusione sociale. Secondo l’Istat, la povertà assoluta è cresciuta tra il 2019 e il 2020 di un milione di unità, e riguarda ormai 2 milioni di famiglie e 5,6 milioni di persone. Dalla pandemia si può uscire “migliori”: dipende da noi e dalla nostra capacità di ripensare l’intervento pubblico nel contesto multilivello europeo. Che si faccia pure affidamento sul Recovery fund, ma non dimentichiamoci che – data la distribuzione delle competenze potestative – gli interventi più importanti possono e devono essere adottati a livello nazionale.

La disuguaglianza, nelle sue varie forme, e il cambiamento climatico sono i temi più rilevanti degli ultimi anni. Intorno a questi, è indispensabile costruire un’agenda per il cambiamento incentrata su tre obiettivi: redistribuire la ricchezza, (re)distribuire il lavoro, proteggere (davvero) l’ambiente. Da molte parti, si lamenta la grande concentrazione della ricchezza, accentuatasi a livello globale durante l’anno della pandemia: secondo Oxfam, tra il 18 marzo e il 31 dicembre 2020, la ricchezza dei miliardari ha registrato un’impennata di ben 3.900 miliardi di dollari, arrivando a toccare quota 11.950 miliardi.

I dati sono impressionanti. Purtroppo, però, se sulla diagnosi (“disuguaglianza eccessiva”) c’è un consenso crescente, sulla prognosi (“dobbiamo fare qualcosa”) vince la retorica. Perché…per continuare a leggere cliccare: https://left.it/2021/04/28/redistribuire-ricchezza-non-e-unutopia/

articolo tratto da Left