Sono partite 35 mila lettere di accertamento firmate dalle Agenzie delle Entrate. Così chi ha comprato una macchina o una casa deve giustificare come ha reperito il denaro. Ecco cosa fare se si riceve la comunicazione.
Sono i primi effetti del nuovo redditometro: sulle scrivanie degli italiani stano arrivando 35mila lettere di richiesta di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il motivo della missiva è che gli uffici delle entrate hanno riscontrato che il tenore di vita, misurato tenendo conto delle spese certe – affitto per la casa, un’auto, ma pure gioielli e abbonamenti – non sono compatibili con il reddito dichiarato. Ovvero, le spese che il Fisco ha potuto verificare superano di almeno il 20 percento, e oltre, il reddito che è stato dichiarato per l’anno della verifica. Dal mazzo del Fisco verranno estratti 35mila controlli l’anno, sempre con l’obbligo di quello scostamento maggiore del 20 percento.
Cosa fare se ci si trova nella posta la tanto temuta lettera? Innanzitutto, niente panico e un po’ di calma per ricostruire le informazioni necessarie: alla missiva è allegato un questionario nel quale chiarire e giustificare le incongruenze riscontrate dal fisco. Si viene quini invitati a comparire presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, con lo scopo di giustificare le eventuali incongruenze.
A questo incontro è bene arrivare preparati, supportando le proprie dichiarazioni tutte con elementi di riscontro, come fotocopie di assegni, bonifici, testamenti e dintorni. È utile chiedere il consiglio di un esperto, che avrete tempo di consultare perché il tempo minimo a disposizione per esibire le prove richieste è di quindici giorni, ma si può chiedere una proroga. Ricordando che è bene tenere un atteggiamento conciliante, ma che una norma stabilisce l’inutilizzabilità dei dati, delle notizie e dei documenti non esibiti nel corso della prima fase di confronto tra le parti. Per cui, quello che non vi è richiesto al primo incontro non vi può essere richiesto dopo.
Se le giustificazioni saranno ritenute sufficienti la cosa finisce lì. Altrimenti se per l’Agenzia sarà necessario proseguire nell’accertamento perché le informazioni ottenute risultano insufficienti, scatta l’indagine finanziaria vera e propria, che sarà ovviamente impugnabile in Commissione tributaria. L’errore più grande è quello di far come gli struzzi e ignorare la missiva, sperando che il Fisco e ne dimentichi: si rischia una sanzione amministrativa che va da 258 a 2.065 euro, e una segnalazione negativa alla Commissione Tributaria, alla quale potrebbe essere necessario rivolgersi in seguito.
fonte: Cadoinpiedi.it