mio commento: l’aria che si respira in giro è pesantissima e personalmente non capisco come si possa pensare a una ripresa osservando attentamente cosa sta succedendo. I posti di lavoro diminuiscono sensibilmente, le aziende italiane chiudono per aprire all’estero col benestare delle autorità, i giovani studiano per andare a lavorare nei call center (col benestare di chi non collega il cervello alla bocca quando parla), i cinquantenni rimasti senza lavoro sono considerati vecchi mentre l’età pensionabile si è elevata con una riforma capestro che oltretutto ha creato anche la nuova figura degli esodati, fatta dal precedente governo tecnico (non dimentichiamo chi ha firmato la legge….la sig.ra Fornero) ma non è stata migliorata nè da Letta nè da Renzi, anzi possiamo dire che siamo sulla strada per peggiorare ulteriormente le condizioni dello Stato Sociale di Diritto. La recessione non si combatte con 80 euro, si risolve solo con politiche che possano smuovere gli investimenti, far crescere il paese e dare un futuro dignitoso a tutti non solo a chi vive già bene. Mario Piromallo –
I consumi non ripartono: tra gennaio e marzo il commercio cala del 3,7%
Dopo la doccia fredda del Pil, nuovi indicatori mostrano tutta la difficoltà della ripresa italiana. I servizi in caduta del 2,6% nel primo semestre. Continua la perdita di fatturato e per tre quarti delle imprese sarà “calma piatta” anche nel secondo trimestre
MILANO – Le indicazioni che fino a qualche settimana fa arrivavano dalle rilevazioni ufficiali sembravano lasciar ben sperare: la fiducia delle imprese e dei consumatori mostrava segni di netta ripresa, che parevano ripercuotersi anche nell’andamento di indici quali il Pmi, solitamente molto seguiti dai mercati in quanto redatti ascoltando le aziende, che hanno più di ogni altro il polso della situazione. Ma negli ultimi giorni pare che le statistiche si vogliano rimangiare quei germogli di ripresa evidenziati finora, gettando non poche ombre sull’azione del governo Renzi. La rilevazione più clamorosa, anche perché siglata Istat, è stata quella sul calo del Pil nel primo trimestre, cui ha fatto seguito anche il passo di gambero dell’export. Ma anche dal lato dei consumi, oggi, non arrivano segnali distensivi: sono ancora al palo, con il -3,7% di vendite nei primi 3 mesi dell’anno delle imprese del commercio e -2,6% per quelle dei servizi.
Molto cauti i giudizi riguardo alla ripresa: per i due terzi delle imprese del commercio e i tre quarti dei servizi sarà “calma piatta” anche nel secondo trimestre. L’indicazione arriva da un’indagine del Centro studi Unioncamere. Pur con un lieve cenno di risalita rispetto ai due trimestri precedenti, resta ampiamente
sotto l’asticella dello zero la dinamica delle vendite commerciali nei primi tre mesi del 2014. La perdita di fatturato – segnala l’indagine congiunturale di Unioncamere – continua a essere di entità rilevante tra le imprese con meno di 20 dipendenti (-4,5%), ma è comunque consistente anche tra quelle di dimensioni maggiori, compresa la grande distribuzione organizzata (-1,6%).
Tra i settori, il più penalizzato è quello del commercio al dettaglio non alimentare (-4,2%), seguito dal Food (-3,4%). Ipermercati, supermercati e grandi magazzini fermano invece la caduta al -1,6%. Il desiderio di voltare pagina con la crisi induce il 24% delle imprese commerciali ad attendere un miglioramento del proprio fatturato tra aprile e giugno prossimo, mentre il 10% prevede una riduzione ulteriore delle vendite. La componente più cospicua, tuttavia, resta quella degli imprenditori che non si aspettano modifiche del quadro attuale (sono il 66%). Le maggiori attese di recupero interessano iper e supermercati e le imprese di maggiori dimensioni.
fonte: La Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2014/05/17/news/i_consumi_non_ripartono_tra_gennaio_e_marzo_il_commercio_cala_del_3_7_-86376790/?ref=HREC1-13