Il rebus del Senato

di Angelo Gerosa.

Superare l’attuale “bicameralismo perfetto” pare un obiettivo condivisibile: è una peculiarità italiana pressoché unica al mondo.

Superare il bicameralismo perfetto eliminando il senato sarebbe una scelta delicatissima in quanto farebbe dell’Italia l’unica grande nazione democratica al mondo con un sistema monocamerale (la Cina è monocamerale ma non democratica ed i paesi scandinavi sono monocamerali ma poco popolosi).

Scegliere di sostituire il Senato con una Assemblea delle autonomie locali, come il governo Renzi propone, francamente sarebbe molto stravagante.

Per tentare di spiegarmi pongo alcune banali considerazioni in merito alla sostituzione del Senato eletto dal popolo con una Assemblea delle autonomie locali a cui il governo non ha ancora dato risposta.

1. Si prevede una assemblea di carattere consultivo e priva di potere legislativo. Un enorme spreco di soldi considerato che Palazzo Madama complessivamente costa 540 milioni all’anno di cui circa 100 imputabili a senatori e gruppi parlamentari e 440 al mantenimento complessivo dell’istituzione, spesa sconsiderata per un organo privo di potere legislativo.

2. Si prevede la presenza dei 21 governatori regionali e, forse, dei 108 sindaci dei comuni capoluogo di provincia. Ergo una strana democrazia in cui a 120mila valdostani viene attribuito il medesimo peso che a 10 milioni di lombardi. E magari ai 30mila sondriesi lo stesso peso che ai circa 3 milioni di romani.

3. Si prevede la presenza di un numero consistente di cittadini meritevoli nominati senatori dal Presidente della Repubblica e questo francamente ci riporterebbe alle Repubbliche aristocratiche di antica memoria.

4. Si prevede di non spendere un euro per i senatori. Ergo su regioni e comuni graverebbe il costo delle numerosissime missioni a Roma di governatori e sindaci ed ai nullatenenti “meritevoli” verrebbe impedito di accettare la carica onorifica di elargizione presidenziale.

5. Se il futuro Senato lavorerà molto le regioni ed i comuni capoluogo si troverebbero praticamente privi di governatore/primo cittadino.

6. Se il futuro Senato lavorerà poco (come pare intendere il Governo) i 440 milioni annui di suo costo sarebbe uno spreco ancora più scandaloso.

Queste sono solo alcune delle tante domande che attendono risposta: su questa vicenda potremo misurare la competenza dell’esecutivo.

P.S. poche ore dopo aver postato questo articolo leggo sul Fatto Quotidiano un commento puntuale e feroce in merito all’ipotesi del Senato delle autonomie: “Al Senato e ai senatori che verranno dopo la riforma, toccherà non fare una mazza. E’ del tutto inutile che 150 rappresentanti delle Autonomie vengano a bivaccare (nuovamente) a Roma, anche se retribuiti dalle istituzioni locali. Se ne stiano serenamente nei loro territori, facendo così risparmiare ai cittadini le spese di trasferta e si metta finalmente in luce il valore primario della Rete. Si lavora da casa, dal comune, dalla Regione, ci si incrocia online, al massimo un numero limitato di telefonate se qualche zucca risulta più dura. Gentile presidente Renzi, molto prima di un attentato alla nostra Carta, il suo è un autentico attentato al buon senso.” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/31/riforme-ma-cosa-caspita-fa-il-nuovo-senato/933027/)