Da una parte questo Parlamento depenalizza per smaltire il carico giudiziario e carcerario, dall’altra viene mantenuto in vigore questo assurdo reato che serve solo a intasare le Procure e le carceri.
“Il reato di clandestinità – dice l’Anm – non serve a fermare gli ingressi illegali, ma intasa inutilmente i tribunali, ostacola le inchieste sugli scafisti e ha costi pesantissimi per lo Stato. Per fortuna, nel vuoto della politica, da un paio di anni la magistratura ha già adottato alcune contromisure. Grazie ad alcune «interpretazioni giurisprudenziali», infatti, non capita più che si apra automaticamente il fascicolo: quando il migrante arriva sulle nostre coste attraverso una nave militare o un’imbarcazione delle forze di polizia, cioè quando il naufrago è stato salvato in alto mare, allora il processo in genere non scatta. Diversa la situazione quando il migrante tocca terra autonomamente perché la sua imbarcazione è entrata clandestinamente nelle acque territoriali italiane. In questo caso, la «interpretazione giurisprudenziale» ritiene che si sia di fronte a un tipico reato di immigrazione clandestina, con tutto il grottesco balletto di cui sopra: fascicolo penale, nomina di un avvocato d’ufficio (pagato a spese dello Stato), interrogatorio con presenza dell’avvocato, scontato silenzio dell’indagato (come è suo diritto), traduzione degli atti nella lingua d’origine del migrante (con altri immensi problemi e costi conseguenti), notifiche complicatissime.”