Il “caso Amato” è in realtà “il caso Italia”, e non si tratta di una metafora come per il Concordia e il Comandante Schettino presi a prestito per dare l’idea del naufragio di questo Paese e della (ir)responsabilità della sua classe dirigente. No, ai discorsi evidenti che si potevano fare sull’opportunità della nomina di Giuliano Amato a “giudice costituzionale” da parte del Presidente Napolitano (l’inossidabilità della Casta, l’ennesima pensione d’oro per l’ex socialista poi passato nelle file della sinistra e buono sempre a tutto ecc.), adesso grazie a un’inchiesta del quotidiano “il Fatto” (che presumibilmente nessuno riprenderà…) si aggiunge un piccolo, infinitesimale dettaglio. Amato che da delfino di Craxi nel settembre del 1990 fa una telefonata alla vedova del senatore socialista Paolo Barsacchi, in procinto di essere interrogata per una storia di “tangenti” ante-Mani Pulite, per chiederle di “stare zitta” e non rovinare il Partito.
Telefonata registrata e in mano ai giudici – La questione, allora come oggi, è gravissima ed è alle radici di un’Italia affondata. Roba dimenticata, obietterete? Dobbiamo pensare che nessuno nelle stanze del Potere se ne ricordasse, neppure le numerose volte in cui in negli anni 2000 si è parlato di Amato come possibile Presidente della Repubblica? Quindi oggi Napolitano o non sapeva nulla, ed è comunque gravissimo che nessuno glielo abbia segnalato, oppure sapeva tutto ma la cosa non lo ha turbato minimamente? Che altro significato ha tutto ciò se non il passato che non vuole passare, un “caso Italia” che ci sta trascinando a fondo ? Urge la “rotazione” dello scafo-Paese, certo, ma se il Comandante è sempre Schettino che facciamo?
Oliviero Behia su www.Tiscali.it