Frammento tratto da Quando si pensava in grande. Tracce di un secolo (Einaudi editore)….Il vero luogo della coscienza rivoluzionaria non sono né la classe nella sua immediatezza, né il partito ma la lotta. Che il Partito viva fintanto che è strumento di lotta, mentre, appena diventa istituzione, scambia i mezzi per il fine e diventa fine a se stesso; d’altra parte la classe non avrebbe coscienza di sé finché non può costituirsi in gruppo, e non può costituirsi in gruppo se non in quanto esprime un progetto politico. Si evidenzia così una contraddizione che forse può risolversi soltanto se si tenta di andare oltre un’impostazione generale del problema e lo si cala nell’immediatezza delle situazioni storiche. Vanno individuate così le condizioni oggettive in cui volta a volta questo dilemma possa trovare una soluzione. Per questo è necessario che la classe superi il livello della serialità per diventare effettivamente e interamente soggetto di azione collettiva, capace di egemonia”…