Europa: qualcosa di nuovo sul “fronte orientale”

Due notizie sono scoppiate come due bombe in questi giorni, e riguardano la Moldova e la Bulgaria che hanno eletto il nuovo presidente della repubblica, presidenti che hanno vinto le elezioni proponendo in maniera chiara e netta un deciso riavvicinamento politico ed economico verso la Russia.

Forse una parte di questa voglia di “ritorno al passato” è legata a nostalgia per un mondo ed un modo di vivere più modesto ma meno complicato e meno competitivo, come sembra tuttora viva nell’ex Germania dell’Est, o forse a ragioni sostanzialmente economiche e di livello di vita.

Forse è il caso di ricordare che tra gli ex paesi dell’est europa o dell’ex URSS, ben tre di loro, come la Romania, la Bulgaria e la Moldova, a tutt’oggi, venticinque anni dopo il cambiamento di regime o l’indipendenza non hanno ancora raggiunto il PIL del 1991, PIL che magari allora era sovrastimato, ma il livello di vita di quei popoli non è sicuramente migliorato, anzi per quello che riguarda la sanità e la scuola le cose sono decisamente peggiorate.

Forse nella loro pessima performance gioca anche la grande corruzione delle nuove classi dirigenti, conservatrici di massima, anche se in Romania i dirigenti socialisti sono risultati corrotti almeno quanto quelli conservatori.

Ma se torniamo ai nostri due paesi, per cominciare con la Moldova possiamo notare che al voto ci sono andati meno del 55% degli aventi diritto, che il presidente eletto è nientepopodimeno che un appartenente all’etnia russa che pesa per meno del 25% della popolazione in maggioranza di etnia e lingua romena, che la Moldova non fa parte dell’Unione Europea anche se ha beneficiato di aiuti per 800-900 milioni di euro negli ultimi anni, guarda caso la stessa cifra che è sparita dai conti di alcune banche moldave controllate dal partito di governo conservatore, ma il colpo di grazia ai vecchi partiti di governo l’hanno dato i dirigenti Europei con la decisione di boicottare la Russia, boicottaggio che ha chiuso per la Moldova il mercato di sbocco dei suoi prodotti agricoli esportati in massima parte in quel paese.

Qualcosa di simile è successo anche in Bulgaria con il candidato del partito socialista (ex partito comunista bulgaro), un ex generale dell’aviazione che ha vinto largamente le elezioni contro una candidata conservatrice sulla base di una decisa riapertura politica ed economica nei confronti della Russia. Per l’Europa e la Nato queste elezioni sono un vero disastro, un paese membro dell’alleanza atlantica che si riavvicina alla Russia, dopo le continue provocazioni in Georgia e in Ucraina. Anche la Bulgaria non ha un grosso apparato industriale ma è famosa per la sua agricoltura che ha sempre esportato in Russia la gran parte dei suoi prodotti, esportazione oggi praticamente annullata.

Forse è utile ricordare ai nostri lettori che fino agli anni 800-900 il popolo Bulgaro era stanziato nell’area tra Volgograd (Tsaritsin) e Kazan, che quella zona si chiama ancora oggi “Bulgar”, che la Bulgaria ha ottenuto l’indipendenza dall’impero Ottomano nel corso di una guerra tra L’impero Russo e gli Ottomani e che la cattedrale ortodossa di Sofia è stata costruita dallo Zar di Mosca.

Un’altra notizia, o per meglio dire, curiosità sulla Romania: quel paese dopo avere provato diversi presidenti romeni, uno meno onesto dell’altro, hanno di recente votato come presidente un cittadino di etnia tedesca, Klaus Iohannis, ex sindaco di Sibiu, nella speranza che sia più onesto di chi lo ha preceduto.