Processo Thyssen rischio prescrizione, lascia o raddoppia

mio commento: fatta la legge trovato l’inganno. E così anche costoro se la caveranno con un nulla di fatto. Una finta assoluzione per decorrenza dei termini o meglio per prescrizione. Nel nostro paese è diventata una moda commettere reati che poi puntualmente non possono essere giudicati. In questo modo i colpevoli la passano quasi sempre liscia facendosi beffe della giustizia e prendendo in giro pesantemente i cittadini che pagano anche con la loro vita. Mario Piromallo

L’allarme della procura: “Processo Thyssen a rischio prescrizione”

Una sentenza della Consulta dimezza i tempi per l’omicidio colposo da 12 a 6 anni. A rischio anche altri processi di sicurezza sul lavoro

di OTTAVIA GIUSTETTI

Sette anni dopo l’incendio alla ThyssenKrupp, nel quale morirono sette operai travolti da una nuvola incandescente di olio nebulizzato, il processo che ha fatto giurisprudenza, e che ha segnato un nuovo corso in materia di sicurezza sul lavoro in Italia, corre il pericolo di vedere le condanne degli imputati dichiarate prescritte. È un pronunciamento della Consulta che lo espone a questo rischio, una sentenza del 28 maggio 2014, che dimezza i termini di estinzione del reato per l’omicidio colposo e l’incendio colposo. Una decisione presa perché secondo i giudici il raddoppio della prescrizione, come era stato stabilito nel 2005 con la legge ex Cirielli, viola l’articolo 3 della Costituzione. 

Ed è la seconda beffa in poche settimane che si abbatte sul processo pilota del gruppo di magistrati che si occupa di sicurezza sul lavoro, coordinato da Raffaele Guariniello. Un gruppo che aveva chiuso l’inchiesta in tempi record, tre mesi soltanto, e che a distanza di sette anni non vede ancora una sentenza definitiva. Il 24 aprile scorso, infatti, la Cassazione a sezioni unite penali ha deciso di rinviare gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Torino.

I giudici supremi hanno confermato la responsabilità degli imputati, ma hanno annullato senza rinvio una parte della sentenza che riguarda una delle “circostanze aggravanti” contestate agli imputati. Non sono ancora note le motivazioni che dovrebbero essere pubblicate entro l’estate, ma l’orientamento della Cassazione è che non ci fu dolo, ma colpa, “colpa cosciente”, gravissima, nella gestione dello stabilimento della ThyssenKrupp di Torino, dove la notte del 6 dicembre 2007 divampò l’incendio che uccise i sette operai travolti da un flash fire. Dunque, non fu omicidio volontario ma omicidio colposo, proprio quello per il quale la Consulta dimezza in un solo colpo, con la sua sentenza, i termini di prescrizione.  Non più dodici ma sei anni ai quali però vanno aggiunti tutti i giorni determinati della aggravanti. 

Ora: come fa notare la procura di Torino, la sentenza Thyssen è rinviata alla Corte d’assise d’appello ma le condanne sono passate in giudicato, come si dice in gergo. Tecnicamente, secondo l’accusa, sono blindate. I difensori degli imputati però non escludono che, lette le motivazioni della Cassazione, ricalcolati i termini di estinzione del reato in base ai nuovi criteri, non sarà chiesta la prescrizione per i responsabili: l’amministratore delegato Harald Espehahan, il responsabile della sicurezza Cosimo Caffueri, il responsabile dello stabilimento Raffaele Salerno, i due membri del Comitato esecutivo Gerald Priegnitz e Marco Pucci, il direttore per gli investimenti Daniele Moroni. E non è nemmeno scontato che non venga concessa.

Ma questa sentenza della Corte costituzionale preoccupa anche per l’esito di tutte le altre inchieste sugli infortuni sui luogo di lavoro: “Avevamo accolto l’allungamento della prescrizione nel 2005 con grande soddisfazione  dice il procuratore Raffaele Guariniello  perché ci consentiva di lavorare su questa materia così delicata senza l’acqua alla gola. Speriamo vivamente che il legislatore intervenga al più presto e approvi nuovi termini di estinzione dei reati, più compatibili con l’iter della giustizia”.

In effetti, proprio il processo Thyssen è la dimostrazione che non è sufficiente chiudere le inchieste in tempi brevi per salvare il processo. Quando la prescrizione arriva dopo sei anni i gradi di giudizio rendono praticamente impossibile ottenere condanne definitive senza incorrere nella prescrizione del reato.

fonte: La Repubblica

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/06/23/news/il_processo_thyssen_a_rischio_prescrizione-89743357/?ref=HREC1-4