PRIMO: non attendere

di Renzo Baricelli.  Muoversi con attenzione e prudenza spesso è cosa positiva. L’attendismo, cioè l’aspettare senza far nulla  quel che faranno i governi è cosa negativa in sé.

Ecco, sarebbe bene che gli italiani non si mettessero ad attendere quel che farà il governo Renzi. E’ già troppo che si aspetta.

In verità non tutti hanno aspettato, c’è chi si è mosso in anticipo e ha messo avanti con forza le sue richieste. Lo ha fatto la Confindustria quando ha detto al governo Letta di dare soddisfazione alle richieste degli industriali oppure di andarsene. Lo ha fatto Rete Impresa con la manifestazione dei giorni scorsi a Roma dei 60mila artigiani e piccoli imprenditori.

 Anche i lavoratori dipendenti, precari o senza lavoro o già in pensione non dovrebbero aspettare ma avrebbero tutto l’interesse a dire subito le cose che vogliono veder fatte e quelle che non vogliono.

 Certo i sindacati confederali hanno elaborato delle proposte di politica economica e di politica sociale. Forse andrebbero immediatamente riprecisate e sottoposte subito al nuovo governo e sostenute con una campagna unitaria di informazione, dibattito e mobilitazione dell’insieme dei lavoratori e pensionati.

 Se un governo imbocca una direzione sbagliata sarà poi difficile fargli cambiare strada.

Avere questa posizione  non significa avere pregiudizi contro il governo (qualunque governo fosse ) ma  agire positivamente per non far prevalere altri interessi a scapito di uomini e donne che lavorano come dipendenti: operai, impiegati del pubblico e del privato, dei precari, dei senza lavoro, dei pensionati.

 Poniamo qualche domanda: E’ auspicabile che in qualche ufficio, in qualche officina i lavoratori trovassero modo di esprimersi nella loro autonomia di giudizio e di interessi. E cercare i modi per  far sentire la propria voce: una assemblea, un ordine del giorno, una raccolta di firme, una delegazione. E questa buona pratica estenderla da per tutto?

 Forse alla buona politica manca proprio un rientrare in campo da parte dei lavoratori.

Forse ai lavoratori manca la voglia di voler essere protagonisti diretti?  Anche per definire la direzione di marcia delle organizzazioni sindacali?

 Forse  manca o è insufficiente un protagonismo dei lavoratori anche per superare  le contrapposizioni  tra loro e per ricercare  l’intesa sulle questioni più assillanti, quelle che pesano su tutti.

 Ad esempio sul fisco. Si dice riformare il fisco. Benissimo, ma  il risultato non sarebbe positivo se non portasse meno tasse sulle buste paga e sulle pensioni, più salario e servizi sociali. E domandarsi: che fare perchè le scelte del governo vadano chiaramente in questa direzione e non in un’altra? Cosa fare perchè non prevalgano altre scelte?

 Forse quello che manca è il non porsi le stesse domande anche per le principali questioni che assillano i lavoratori. Ad esempio, come fare affinché sia affrontata seriamente l’esigenza primaria dell’occupazione? Ci vuole o no un piano straordinario per il lavoro, per creare in Italia milioni di posti di lavoro? Tutti ormai riconoscono che la famosa  (e fumosa) ripresa economica non sarà capace di creare quei posti di lavoro, ne subito e neppure nei prossimi anni.

Forse una domanda è legittima: come riuscire a far diventare la questione  lavoro la questione centrale per il paese, per la politica per il governo? Ed è possibile che ciò avvenga senza una mobilitazione dei lavoratori ?     

Affermare che occorre riprendere  questi ragionamenti e queste iniziative non è proporre delle banalità. Piuttosto vuol dire  riappropriarsi della politica, della necessità del voler pesare sulla  politica proprio perchè non basta votare, ascoltare la televisione o navigare sulla rete, accontentarsi di applaudire o di fischiare o di mandarsi affanculo a vicenda E non basta neppure coltivare solo la speranza,  cosa nobile  ma non sufficiente.

In fine  un’altra domanda: Andrebbero ripensate le esperienze di lotta di questi ultimi anni (non solo quelle sindacali ma anche quelle dei vari movimenti? Esaminati i limiti, gli errori, gli scarsi o nulli risultati e da qui ricominciare a ragionare  e a cercare le modalità più efficaci al fine di conseguire risultati  positivi?

 Per far ciò non c’è bisogno di autorizzazioni. Certamente non sarà ne semplice ne facile, ma non sarà neanche impossibile.

 Sesto S.G. 22 febbraio 2014

Leggi il precedente articolo di Renzo.