Primo Maggio: Il lavoro torni al centro delle future alleanze

W il 1° MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI

Livorno 24

EDITORIALE

Primo Maggio. Il lavoro torni al centro delle future alleanze

L’articolo. Il lavoro e il non-lavoro sono ricomparsi nel radar della discussione pubblica. Sta ora soprattutto alle forze progressiste metterli sempre più al centro della loro azione

I robot e Paola Clemente, l’intelligenza artificiale e la fatica mortale. Una celebrazione non retorica del Primo Maggio esige di saper guardare alle forme opposte che oggi assume la parola “lavoro”.

Da un lato ci sono gli studi che prevedono entro 15 anni, per le società avanzate come la nostra, la sostituzione con le macchine di un terzo delle attività oggi svolte da esseri umani: non solo nelle industrie, ma nei servizi e nell’assistenza. La nostalgia non aiuta a difendere l’occupazione, ammesso che certe condizioni di lavoro siano da rimpiangere. Serve investire di più, molto di più, nella formazione, nell’abbattimento del divario digitale, perché soltanto attraverso un adeguato livello di conoscenza si potrà trovare lavoro.

Noi siamo il secondo Paese in Europa nella produzione di robot, ma scivoliamo agli ultimissimi posti nelle spese per ricerca e sviluppo.

Per troppi anni si è pensato, sciaguratamente, che la competizione economica su scala mondiale potessimo reggerla soprattutto puntando sull’abbattimento del costo del lavoro, dando più flessibilità alle imprese per assumere e licenziare. Le conseguenze le possiamo leggere in poche, dure cifre: in Italia la disoccupazione giovanile è tra il 38 e il 40%, contro una media europea del 22; le donne che lavorano sono 48 su 100, mentre il dato Ue è di 12 punti più alto.

E’ imperativo allora cambiare politiche: uscire dall’austerità, rimettere in moto investimenti dello Stato – sì, dello Stato, senza vergognarsene – che possano fare da traino anche all’investimento privato. E la mano pubblica dovrà farsi sentire anche nella transizione che la robotica impone: che non sarà un felice saltellare da un impiego a un altro, ma una complicata riqualificazione da accompagnare con idonee forme di welfare.

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