Sisma. «Moduli abitativi prima di Natale», diceva due mesi fa il governo. Ieri il primo è stato consegnato a 34 persone, ne seguiranno due prima della fine dell’anno. Ma fuori di casa restano quasi 3mila sfollati. Il centro storico celebra la riapertura, ma Norcia è ancora città fantasma
Chiara CruciatiNORCIA
Nella nuova area destina al Coc di Norcia, il Centro operativo comunale, si festeggia: panettoni e spumante per celebrare il primo modulo abitativo collettivo consegnato ieri. Sono entrate 13 famiglie, 34 persone delle 3mila sfollate dopo il sisma di fine ottobre in Umbria.
Poco più avanti, mentre le ruspe dell’esercito continuano a lavorare, due famiglie pranzano nella mensa collettiva del container fuori dalle mura antiche. Chiediamo di scambiare qualche parola, ma non c’è voglia di parlare, si limitano ad augurarci buone feste. In un angolo i volontari della Protezione Civile distribuiscono i pasti: «Questo modulo è stato consegnato questa mattina – ci spiega il volontario Pelagatti – Ogni famiglia ha una stanza, i bagni e la sala mensa sono in comune. Ora gestiamo noi la cucina, ma a breve sarà portata qui una struttura provvisoria e il comune preparerà pranzi e cene. Ancora niente casette».
Due mesi fa l’allora premier Renzi aveva fatto una proposta solenne: prima di Natale tutti fuori dalle tende. Per le casette, stimava il governo, ci sarebbe voluto più tempo, 6 o 7 mesi. Ma i container sarebbe arrivati prima di Gesù Bambino. Così è, ma solo in parte: subito dopo la fortissima scossa del 30 ottobre, la Protezione Civile aveva censito quasi 5.300 sfollati nel versante umbro dell’Appennino. Dopo le prime settimane di emergenza e paura, il numero si è attestato su 2.889. Di questi 1.600 sono ancora in hotel, mentre circa 1.200 sono state accolti nelle termostrutture. Duemila, ci spiegano al Coc, sono rimasti all’interno del comune di Norcia, chi nelle tende, chi in sistemazione autonoma.
I primi 34 sono entrati ieri nel primo container. Ne seguiranno subito altri due: le chiavi verranno distribuite dopo Santo Stefano. In tutto saranno 10 i moduli collettivi: 5 nella città di Norcia e 5 nelle frazioni di Ancarano, Frascaro, Popoli, San Pellegrino e Savelli. Ma i numeri sono ancora minimi, le promesse rispettate solo in parte. Al Coc si vuole comunque festeggiare il primo passo: «Il primo modulo collettivo è pronto. È uno spazio condiviso ma ogni famiglia ha la sua stanza – spiega al manifesto Giuseppina Perla, assessore ai servizi sociali – Sono nuovi, confortevoli, caldi. Siamo riusciti a passare dalle tende al container, per noi è un momento importante soprattutto perché è arrivato prima di Natale».
«Ieri abbiamo anche traslocato gli uffici del comune, dalle tende vicino a Porta Romana a questo nuovo spazio. Ma soprattutto si è iniziato a montare le casette per gli sfollati che non hanno potuto optare per l’autonoma sistemazione. Le prime 20 sono arrivate, ne seguiranno altre 60: si tratta di quelle che avevamo ordinato dopo il sisma del 24 agosto».
Ci spostiamo nel centro storico: l’unica via praticabile è da Porta Romana. Anche qui si è festeggiato due giorni fa per la riapertura di corso Sertorio, le luminarie natalizie e l’inaugurazione della scuola materna. Simboli di un nuovo inizio, l’emozione – raccontano – era palpabile. Ma il cuore della città è ancora devastato: la sola strada percorribile è quella che conduce alla piazza che ospita la basilica di San Benedetto. La facciata è stata imbracata giovedì, i vigili del fuoco stanno ultimando i lavori ma è tutto transennato e non si passa. Come non si entra nei vicoli che costeggiano il corso.
«Giovedì hanno riaperto il centro storico e detto che i negozi avrebbero rialzato le saracinesche. Ma è tutto chiuso di nuovo, serviva solo per i giornalisti. Qui è ancora tutto morto», commenta un passante. Troviamo un negozio aperto, abbigliamento e stoffe. Il proprietario, il signor Di Filippo, sta rimettendo in ordine l’interno prima di poter ufficialmente ripartire: «Penso di tornare a lavorare a gennaio, devo riordinare tutto. So che qui in centro hanno riaperto un bar e una parrucchieria. La Protezione Civile fa molto, ma è un disastro: con le chiese cadute, a Norcia non viene più nessuno. Io riapro comunque, anche se metà città non vive più qui».
Il centro è quasi deserto. Scoviamo la parrucchiera, ha ripreso a lavorare ieri dopo quasi due mesi di inattività, e – dice – stamattina ha avuto molti clienti, ci si prepara in vista del Natale. Porte aperte anche in un bar, un negozio di elettronica e una gioielleria. Ma le altre attività, quelle che rendono celebre Norcia e le sue frazioni, sono sbarrate: norcinerie, salumerie, negozi di prodotti tipici sono chiusi, le insegne piegate o cadute.
«Dentro il centro storico si sta ora procedendo ai controlli a tappeto più approfonditi per verificare quali case sono agibili e quali necessitano di ristrutturazione – aggiunge l’assessore Perla – Per ora non ci vive ancora nessuno, ma qualche negozio sta riaprendo. Buona parte delle attività commerciali, però, sono delocalizzate nella zona industriale».
fonte: Il Manifesto
http://ilmanifesto.info/il-primo-container-di-norcia-promessa-rispettata-a-meta/